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Nonostante esistano sia disposizioni dell’ UE che un decreto ministeriale del 2011 per la lotta obbligatoria al Punteruolo Rosso continua la strage dei palmizi su tutto il territorio senza che, spesso, s’ informi in modo adeguato la popolazione sugli obblighi di legge e le relative sanzioni per chi, possessore di palma ormai irrimediabilmente colpita, non provveda alla sua distruzione per evitare il propagarsi ulteriore del parassita. A dire il vero, prima di arrivare al collasso della palma, al suo abbattimento e termo-distruzione, tutti i comuni dovrebbero, in sinergia con provincia e regione, adottare una campagna informativa a tappeto sulla prevenzione, individuazione dei sintomi, come combattere il parassita in caso d’infezione e, se il palmizio fosse irrimediabilmente compromesso, il suo completo abbattimento e distruzione.

Purtroppo, si assiste sempre più ad una quasi totale noncuranza per questo problema con palme che vengono lasciate marcire e collassare, oppure semplicemente lasciate nei propri giardini cimate ma senza abbattere e distruggerne il tronco, ovvero il cuore dell’infezione al cui interno prolifera l’insetto. Dopo che a Catania una donna è rimasta uccisa per il crollo di un palmizio colpito dal Punteruolo lo stesso Comune ha deciso di attuare una seria campagna di monitoraggio.
Gli stessi comuni, però, non sempre riescono a monitorare al meglio il problema. Prova ne è che, nonostante le Amministrazioni abbiano a disposizione lo strumento della sanzione e della segnalazione per le palme compromesse, si notano in giro per la città diversi giardini privati con file di palme infette ormai da settimane o mesi lasciate lì senza nessun tipo d’intervento. Questo avviene sia a Lamezia, ma anche altrove. Il problema, in realtà, è che proprio chi dovrebbe dare il buon esempio nella prevenzione, cura o eventuale abbattimento come previsto per legge, non fa il suo. Infatti è da tempo che, ad esempio, sulla rotatoria dell’aeroporto sono ormai secche e collassate le palme “pubbliche” senza che si sia provveduto per tempo alla loro cura e, poi, alla loro rimozione. Anzi. Una di queste è stata cimata, ma non risulta essere oggetto di trattamento e, quindi, si presume sia irrimediabilmente compromessa e sia stata lasciata lì con il tronco infetto. Non certo un buon esempio per chi, possessore di un palmizio, riceva tale esempio da parte del Comune che, in caso inverso, dovrebbe addirittura sanzionare e denunciare il proprietario inadempiente. Palme secche e ammalate, poi, non sono comunque un bel biglietto da visita in uno dei punti crocevia della logistica regionale come lo svincolo dell’aeroporto.

Ma questa è altra storia e riguarda la capacità e la volontà di promuovere sempre al meglio il proprio territorio e la propria città. Un discorso che, comunque, non riguarda, solo Lamezia ma che si può riscontrare in diversi comuni calabresi come, ad esempio, sul lungomare di Gizzeria. Anche qui, infatti, palme “pubbliche” infettate dal Punteruolo sono lì da tempo nell'indifferenza generale del problema e, così facendo, si è notato anche che ad essere attaccate iniziano ad essere anche un altro genere di palmizio: la Chamaerops Humilis che viene attaccata dal Punteruolo in misura minore rispetto alla più comune Phoenix Canariensis. Ma si sa, la lotta alla sopravvivenza esiste anche per questi parassiti e più ne proliferano e più hanno necessità di cibarsi colonizzando anche generi non di loro “iniziale gradimento”.

Con buona pace dei Comuni calabresi che, come per altri parassiti come la Processionaria del Pino, continuano a non attuare adeguate campagne informative, di monitoraggio e cura, oltre che a sanzionare chi trasgredisce e contribuisce alla proliferazione del parassita.