Come dice l’ultimo rapporto Censis, la “voglia di ritirarsi” ha preso il sopravvento sul “gusto di provarci”, e quest’atteggiamento è tipico di una società anziana.
Ma ancora più strano è il suo popolo, gli italiani.
A leggere i giornali degli ultimi giorni si apprende che una parte considerevole del centrodestra, da Forza Italia ad Alleanza Nazionale, è favorevole ad un referendum per stabilire le regole di un nuovo sistema elettorale.
Il Messaggero scrive che “in realtà il Cavaliere scommette sul referendum” e il Corriere della Sera riporta la frase di Bondi: “Faremo valere il nostro peso elettorale raccogliendo le firme per il referendum”. Mentre Ronchi di An dice che “il referendum introduce elementi di chiarezza rispetto a un quadro che può prestare il gioco a posizioni strumentali”.
Ma come, l’ultima legge per l’elezione di Camera e Senato non è stata approvata proprio un anno fa dalla maggioranza di centrodestra? In altre parole, da coloro che ora vogliono cambiarla e per farlo non esitano a ricorrere al referendum?
E poi, sul sistema elettorale non ci sono già stati, in Italia, altri referendum?
Il 9 giugno 1991 il 95,6% degli elettori si pronuncia a favore dell’abolizione delle quattro preferenze assegnate nell’elezione della Camera dei deputati, dando uno schiaffo a Craxi che aveva invitato a non andare a votare.
Il 18 aprile 1993 l’82,3% degli elettori abolisce il sistema proporzionale aprendo la strada al sistema maggioritario con collegio uninominale, e così siamo andati avanti fino alle politiche del 2006, quando i cittadini sono stati chiamati a scegliere deputati e senatori con una legge della Casa delle Libertà che aveva ripristinato il proporzionale.
Ed oggi, gennaio 2007, a chiedere la modifica di questa legge sono gli stessi che un anno fa l’hanno votata, uomini della Cdl, o meglio, di ciò che rimane della vecchia Casa, visto che Udc e Lega non sono d’accordo con Fini e Berlusconi.
La memoria corre indietro negli anni e mi riporta al tempo in cui un premio elettorale per la maggioranza che superava il 50% era chiamato “legge truffa”, mentre oggi lo stesso meccanismo è diventato “premio di maggioranza” e nessuno più si scandalizza; anzi, sono molti coloro che lo difendono!
Ha ragione Linda Lanzillotta, ministro degli Affari regionali, quando afferma che “siamo un paese che va a cicli di mode: per anni si va avanti con certi temi, poi, improvvisamente, l’attenzione cade”. E forse aveva ragione pure Romano Prodi, quando parlava dell’Italia come di un Paese impazzito.