VOCEallaPENNA

Apr 19, 2024, 10:48
dal film: Ladri di biciclette
dal film: Ladri di biciclette
Vota questo articolo
(0 Voti)

La bicicletta

01 Aprile 2006

La bicicletta è stata, per il tempo passato, oggetto di desiderio per intere generazioni ed anche oggi io penso che uno dei sogni più belli da bambino sia quello di possederne una.

Nel 1960, non ancora decenne, in un periodo pieno di ricordi non sempre felici della mia infanzia, ne comprai una di seconda mano. Acquistarne una nuova era impossibile. I miei genitori non potevano offrirmi di più. La gioia d'averne una tutta mia fu immensa. Ricordo che difficilmente volevo staccarmi dalla mia bicicletta, ed i giorni sembravano non avere più fine.

Il mio primo approccio, però, con il mondo delle due ruote l'avevo avuto quando ero ancora più piccolo. Mio padre, falegname, mi aveva costruito un monopattino di legno ed io imparai subito a stare in equilibrio! Inoltre, qualche bravo amico, più fortunato di me, mi prestava la sua, ma non troppo spesso.

Capii subito che andare in bicicletta significava essere liberi, correre nello spazio contro il tempo. Mi recavo di solito sulle colline più alte del mio piccolo paese natio tra i panorami d'una Calabria dai colori selvaggi per poi, in discesa, provare i brividi e l'ebbrezza delle curve e della velocità.

Oggi, superata la soglia dei 50 anni, la bicicletta non l'ho ancora dimenticata. Ne sono un modesto cultore ed apprezzo ancora di più le soddisfazioni e l'utilità che essa ci procura.

La bicicletta oggi è un ottimo mezzo di locomozione perché mi permette di spostarmi con facilità, non inquina l'ambiente (e non è da sottovalutare), è silenziosa, ha un bel rapporto con messere parcheggio, è economica, riduce la congestione urbana, è salutare, è un'amica che mi accompagna ovunque, in pianura, in discesa, in montagna, nelle strade scoscese, è maneggevole, la si può trasportare perfino sulle spalle!! Mi fa conoscere paesaggi sconosciuti e mi fa stringere nuove amicizie. Chi va in bicicletta, inoltre, cagiona un vantaggio, oltre che alla propria persona anche alla comunità, perché contribuisce a rendere il proprio paese più vivibile e quindi anche a migliorare la qualità della nostra vita.

A volte può capitare perfino di essere utile al prossimo!

Chi non ha trovato almeno una volta nella propria vita una donna o una persona anziana con la macchina in panne o qualcuno bisognoso d'aiuto? Proprio come è successo a me quella volta…Non molto tempo addietro, mentre tranquillamente pedalavo lasciando sulle strade empolesi i solchi delle ruote della mia compagna bicicletta, notai sul viale “Boccaccio” d'Empoli una vecchietta, più che ottantenne, andare di qua e di là, in mezzo alla strada, vicino al semaforo. Mi resi subito conto che era in difficoltà; arrestai la mia corsa, mi avvicinai a lei e mi accorsi che si era smarrita e non ricordava la via per ritornare alla sua abitazione. L'accompagnai subito dai vigili urbani e dopo un bel po' di tempo siamo riusciti, non senza difficoltà, a rintracciare il marito che, poveretto, subito accorse, per riaccompagnarla a casa. Era affetta dal morbo d'Alzheimer.

Adesso la vecchietta è deceduta ed il marito ogni volta che m'incontra mi fa una grande festa!

Alcune volte ho recuperato delle vecchie biciclette di cui i proprietari volevano disfarsi, per cacciare il vecchio, ciò che, secondo loro, non aveva più alcuna utilità. Le ho raccolte e date in regalo a persone che ne avevano bisogno, e che adesso con esse hanno stretto rapporto di forte complicità e fedeltà. (!)

E tra i ricordi più vecchi e più moderni che mi legano alle due ruote qui protagoniste non posso dimenticare il racconto di mio padre che, con gli occhi un po' bagnati dal dolore e dalla felicità, ricordava che, proprio grazie alla bicicletta, durante l'ultima guerra mondiale, mentre era prigioniero in Germania, riuscì a fuggire!

Come non posso non elogiare la bicicletta?

Se ne avessi la possibilità, realizzerei un monumento in suo onore!


 

Un piacevole percorso in bicicletta………. che parte da ricordi d'infanzia del nostro autore, corre fra i paesaggi del suo paese natio, percorre scene della sua quotidianità, passa attraverso momenti di riflessione e approda alla solidarietà umana. 

Prof.ssa Mery Torchia
Angelo Orlando

Sammanghese di origine, vive da anni ad Empoli, ma ritorna con piacere al nostro paese ogni volta che ne ha occasione. Autore versatile, passa con abilità dalla prosa alla poesia.

01/07/2004

Leggendo le liriche di Angelo non possiamo fare a meno di richiamare alla memoria Quinto Orazio Flacco, a cui per certi aspetti si avvicina; prima di tutto nell'esaltazione dell'inebriante bevanda dono di Dioniso e nell'attribuzione ad essa di doti terapeutiche: “Nunc vino pellite curas” invita Orazio; “… secuta ogne affannu … Sculatillu ‘nu parmu ‘e vinu/ è medicina ppe ru stentinu” dice Angelo. Ma altri elementi li accomunano: la capacità di raffigurare i personaggi popolari e gli amici con garbato e fine umorismo e di rappresentare scene di vita vissuta, siano esse malinconiche, siano esse divertenti, sempre con vivacità e sottile ironia.Ma Orlando non è solo questo. Fortemente presente è l’amore e la nostalgia per il suo paese, ma soprattutto per il tempo della giovinezza e della vita familiare qui vissute. E’ tanto atteso il momento del ritorno, ma quasi è delusione per ciò che trova, anzi, per ciò che non trova perché non c’è più o perché è cambiato: la sua casa c’è ancora, ma non più i suoi genitori e non più il fuoco scoppiettante nel camino (simbolo di vita) e, dice Angelo ”… l’allegrizza mia diventa amara.”

Prof.ssa Mery Torchia

 

 

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.