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Impegno sociale e fama non sempre scendono in campo insieme
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Impegno sociale e fama non sempre scendono in campo insieme

01 Luglio 2009

Vorrei condividere con i lettori uno sprazzo di rabbia dovuto a delle dichiarazioni a dir poco fuori luogo di un personaggio di gran calibro nazionale ed internazionale.

Lo faccio anche con la speranza di far riflettere quanti, leggendo, potrebbero essere portati a condividere un simile modo di pensare, che, quando proveniente da personaggi di fama quale il caso in esame, spesso si sottoscrive senza riflettere.

 

Lo faccio anche con la speranza di rendere cosciente della cosa chi non ha - fortunatamente per lui - mai vissuto di prima mano il subire l’assassinio morale dell’essere italiano vedendosi imporre lo stereotipo mafioso a cui è sottoposto regolarmente ogni italiano in giro per il mondo.

Cannavaro, gran campione del calcio italico e mondiale, in un'intervista al settimanale Chi non sembra capace di eguagliare il suo saper fare da calciatore quando parla di quanto e bene o meno per l’immagine dell’Italia nel mondo, e dichiara: «Per il cinema italiano spero che "Gomorra" vinca l'Oscar. Ma non penso che gioverà all'immagine dell'Italia nel mondo. Abbiamo già tante etichette negative».

Egli sembra temere l’equazione Italia=Mafia, aggiungendo che «È facile che un problema locale venga generalizzato - ha spiegato - Ancora oggi un mio compagno di squadra mi ha detto: "Italiano? Mafioso"».

Due osservazione da uno che di familiarità con espressioni quali “Italiano? Mafioso.” o “Calabrese? Terrone.”, e anche peggio, ne ha subite a bizzeffe, sin da ragazzino, quando alle prime armi da emigrato di appena dieci anni di età, venne rilegato in una classe quarta elementare, distaccata dalla sede scolastica centrale, composta da figli di meridionali emigrati e, per maestro, un insegnante di Reggio Calabria…

Con la mia prima osservazione vorrei sottolineare che il voler ridimensionare il problema della mafia con il silenzio è sinonimo di omertà, cosa che giova solo ai mafiosi ed ai prepotenti della società, non esclusi i politici associati)

La seconda, minimizzare il problema come locale (locale?!… il loro “fatturato” in Italia è stimato ad oltre 130miliardi di euro…), per un campione della statura di Cannavaro che tanto deve all’Italia più sana, quella dell’immagine sportiva che rappresenta come Capitano della Nazionale come pure quella del cittadino italiano di successo che dovrebbe in modo più sano dare l’esempio, nel campo dell’impegno sociale è, a dir poco, da dilettanti.

Ma si sa, i soldi e la fama non sempre offrono i risultati sperati per quanto riguarda i valori sani di cui un individuo di tale calibro dovrebbe farsi portatore per l’avanzamento della società civile.

Quando qualcuno ti dice: “… io non voglio un mercedes, ma vorrei solo poter fare il lavoro che mi piace e che so fare o quanto meno lavorare in un ambiente positivo e propositivo...”, merita rispetto ed ammirazione, soprattutto quando trattasi di un giovane calabrese che ci tiene a restare onesto.

Cosa dire invece delle dichiarazioni di uno come Cannavaro?

 

Peccato! Per lui e per quanto la pensano come lui.