OPINIONI

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ELEZIONI AMMINISTRATIVE A SAN MANGO

01 Aprile 2008

La campagna elettorale entra nel vivo ed alcune considerazioni sono d’obbligo.

Le liste registrano la scomparsa di esponenti della famiglia Chieffallo da un lato, e di esponenti della cosiddetta opposizione storica dall’altro.

 

Per opposizione storica intendo la componente che nasce nelle elezioni amministrative del 1973 con Enrico Trunzo e Luigi Marsico, che si sviluppa negli anni con altre persone e che continua fino al 2006, intrecciandosi con le candidature a Sindaco di Francesco Trunzo nel 1993, di Antonio Berardelli nel 1997 e di Amerigo Arcuri nel 2006; non includo nella definizione di “opposizione storica” i “pendolari” che sono passati da uno schieramento all’altro, i mestieranti della politica ed i professionisti dell’imbroglio che, approfittando del ruolo svolto in campo lavorativo o sociale,  hanno sfruttato i voti dei cittadini per accrescere la loro posizione personale.

Questa uscita di scena ha un duplice effetto: finisce l’era di Leopoldo Chieffallo, iniziata nel 1968 con la vittoria della lista civica del Campanile sulla Democrazia Cristiana per 537 voti contro 501, e viene sancito definitivamente il fallimento dell’opposizione storica, che non ha saputo interpretare il bisogno di partecipazione e di cambiamento e non è riuscita a rappresentare un’alternativa valida alla classe politica dominante.

I risultati dei quarant’anni di egemonia di Chieffallo (sia positivi che negativi) sono sotto gli occhi di tutti. Quello che agli occhi dei cittadini non è chiaro è l’atteggiamento dell’opposizione; un atteggiamento che deve essere ancora analizzato e compreso.

Il male è antico. Alle amministrative del 1988 un gruppo consistente di oppositori, invece di stringersi attorno alla sezione DC, rinata sulla spinta dell’impegno del segretario Alfredo Chieffallo e dei delegati giovanili Maria Rosaria Raso e Filippo Manfredi, promuove una terza lista, di Democrazia Proletaria, non contro il Partito Socialista, allora imperante, ma contro la lista DC. Una guerra tra poveri, che mette in evidenza due diversi modi di fare politica a livello amministrativo: uno moderato e progettuale, l’altro aggressivo e radicale.

Le vicende del 1988 lacerano l’opposizione ed aprono una ferita che solo gli anni sono riusciti a rimarginare. Il tentativo unitario di Franco Trunzo nel 1993 si rivela tanto generoso quanto vano; nel 2001 le opposizioni riunite si avvicinano alla vittoria; nel 2006 Amerigo Arcuri guida una lista votata alla testimonianza. In diverse occasioni l’opposizione non riesce a formare una lista di cittadini di San Mango ed è costretta a reclutare gente nei paesi del circondario. Manca sempre un progetto sostenuto e condiviso al punto tale da rappresentare l’alternativa al sistema che ha preso piede nel paese.

Le vicende degli ultimi anni sono esemplari: prevalgono egoismi, risentimenti personali, giochi sporchi di persone spregiudicate; prevale il disimpegno da parte di uomini e donne che potevano assumere la guida dell’opposizione e tentare di ricondurne le varie anime sotto un unico progetto.

Il 2 gennaio 2006 sono convocati tutti i candidati che nelle liste dell’opposizione si sono presentati nelle varie tornate elettorali per il Consiglio Comunale; su 22 presenze, solo tre esprimono qualche perplessità sulla candidatura a sindaco di Pino Monaco per le elezioni amministrative del 2006; i restanti 19 manifestano la loro approvazione. Ma Pino Monaco non si candida, gli incontri continuano e la notte di giovedì 27 aprile 2006, alle ore 23, la lista dell’opposizione viene definita con Cesarina Aiello candidata a sindaco. I patti non reggono, qualcuno (come al solito) gioca sporco e nel breve spazio di un mattino tutto precipita, lasciando l’iniziativa politica in mano ad Arcuri, che presenta la sua lista.

Lo stesso copione si ripete nel 2008. Nelle prime ore del sabato ultimo giorno utile per la presentazione delle liste, alle ore 2:00, tutto è pronto con Filippo Manfredi candidato a sindaco; qualche ora dopo tutto precipita, esattamente come nel 2006, e a contendersi la carica di sindaco sono ora Aurelio Adamo e Vincenzo Buoncore: il primo, vice del sindaco Chieffallo, da questi revocato, ed il secondo eletto sindaco nel 2006, ma dal gruppo di Chieffallo fatto decadere nel 2007.

E siamo arrivati ad oggi, con Chieffallo padre e Chieffallo figlio che, in campo amministrativo, escono di scena, e assieme a loro escono di scena tutti i loro avversari tradizionali. Un intero ceto viene azzerato e non sembra essere più protagonista della vita politica locale. Sulla scena si affacciano nuove formule e nuovi soggetti.

Si realizza, così, quello che avevo auspicato nel 2004, quando a pag. 47 del libretto  Le carte ingiallite invitavo i cittadini di San Mango “a ricercare e seminare valori comuni al fine di costruire per il paese un progetto non contro, ma oltre gli attuali schieramenti”; aggiungendo, qualche riga dopo: “Archiviare il tempo degli ex e lavorare per la costruzione di qualcosa di diverso che ancora non esiste è una necessità che avverto e che potrebbe aiutarci a risolvere molti problemi”.

Resta una domanda: gli schieramenti presenti oggi sul campo saranno in grado di affrontare le sfide che la società sammanghese è chiamata a superare? Oppure torneremo a vedere un film già visto, magari con un’amministrazione comunale che, eletta come nel 2006 con la promessa di grandi cambiamenti, fallisce miseramente, lasciando per strada idee e progetti che, messi insieme, dovevano dare una risposta alla grande domanda di coesione sociale e di identità che c’è nel paese?

La lista Uomini Liberi ha qualche ombra, ma può rappresentare un elemento di discontinuità e di cambiamento. La lista Per San Mango sembra appesantita dall’eredità dei Chieffallo, e su di essa, in caso di vittoria, grava una grande responsabilità: gestire una delicata fase di transizione per portare San Mango ad essere un paese normale dal punto di vista della politica e delle relazioni sociali.

Altre considerazioni finali, e poi termino un intervento che non vuole alimentare polemiche, ma stimolare il dibattito e diffondere la conoscenza di fatti ed avvenimenti che la maggioranza dei cittadini non conosce e che i protagonisti, invece, spesso dimenticano.

Anzi, più che considerazioni, sono due attestazioni di merito.

La prima è per Amerigo Arcuri, con il quale mi sono trovato spesso in divergenza proprio sul modo di interpretare l’opposizione nel Consiglio Comunale di San Mango. E’ un riconoscimento di responsabilità e di coerenza per come si è comportato nelle riunioni preliminari per la formazione della lista per le elezioni del 2008. Egli ha auspicato fin dall’inizio l’unione di tutte le opposizioni, per poter dare una prospettiva di cambiamento al paese, e per favorire quest’unione non ha esitato a fare passi indietro dichiarandosi disponibile a mettersi da parte, pur di raggiungere l’obiettivo. Un obiettivo che, alla fine, non è stato raggiunto. Ma per responsabilità di altri.

La seconda è per Leopoldo Chieffallo. Io non parlo con lui di vicende politiche sammanghesi da anni. Ma in alcuni suoi gesti ho letto la ricerca di un tentativo per garantire all’amministrazione comunale una via di transizione per il dopo Chieffallo. E’ successo nel 2005, quando ha manifestato l’intenzione di nominare vice sindaco un esponente dell’opposizione, Filippo Manfredi. E’ successo nel 2006, quando nella sezione del Partito Socialista, giorno 4 aprile, ha proposto un’alleanza elettorale ad un gruppo di moderati, offrendo in cambio due assessori in Giunta e diversi posti nella lista per le elezioni del Consiglio Comunale. In entrambi  i casi la risposta degli oppositori è stata negativa, e la trattativa non è andata avanti. Ma le aperture da parte della maggioranza c’erano, e venivano dalla parte più qualificata e più indicata a portarle avanti.

C’era in Leopoldo la consapevolezza che ormai lui, da solo, non avrebbe più potuto amministrare il paese? Tattica, come diceva qualcuno alzando la guardia, oppure strategia per favorire la transizione? Il dubbio rimane, ma rimangono anche i comportamenti, gesti inequivocabili, e se da parte degli esponenti moderati dell’opposizione ci fossero stati più coraggio, determinazione, sicurezza e capacità di governare gli eventi, forse oggi al posto di Aurelio Adamo capolista ed Angelo Cimino uomo di punta, avremmo letto altri nomi.

Qui terminano le mie considerazioni, opinioni espresse da un uomo che:

    • non ha mai – dico mai – seguito le indicazioni di voto di Leopoldo Chieffallo;
    • è stato consigliere comunale di opposizione per dieci anni, dal 1983 al 1993;
    • è stato testimone degli avvenimenti raccontati.

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