OPINIONI

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SAN MANGO, LEOPOLDO E IL PARTITO DEMOCRATICO

03 Ottobre 2007

Sono andato alla manifestazione che i compagni socialisti hanno organizzato a San Mango il 2 ottobre scorso ed ho ascoltato con attenzione l’intervento di Leopoldo Chieffallo.
Mi aspettavo un dibattito, che non c’è stato. Mi aspettavo qualche altro intervento, in particolare dai giovani e dagli ospiti provenienti dai paesi vicini (c’era pure il sindaco di Martirano Lombardo). Comunque nella serata è emersa una novità che non può essere ignorata.


Sono andato alla manifestazione perché mi interessa tutto ciò che unisce e aggrega. Nella mia vita ho sempre favorito questi momenti, sia a livello istituzionale che politico.
Da consigliere comunale di San Mango, anche se sedevo nei banchi dell’opposizione, nel 1986 ho proposto l’unificazione territoriale dei comuni di San Mango e di Martirano Lombardo, e due anni dopo Lorenzo Mazziotti, sindaco di Martirano, ha ripreso l’argomento e ha chiesto un incontro per trattare i problemi legati allo sviluppo delle due comunità. Sono passati vent’anni da quella proposta, ed ancora nell’incontro di ieri sera Leopoldo Chieffallo ha auspicato una collaborazione più attiva tra i due Comuni.
Sul piano dei partiti, quando nel 1993 mi è stato assegnato il coordinamento regionale di una formazione politica, ho firmato l’atto di fondazione del Polo progressista in Calabria, assieme a Marco Minniti per il PDS, Italo Reale per i Verdi e Salvatore Zoccali per Alleanza Democratica: uno schieramento che già allora aveva il compito di andare oltre, fino a comprendere cattolici, forze di tradizione socialista, associazioni e movimenti di base e del volontariato.
Sono andato alla manifestazione per ascoltare, e per questo motivo, alla fine, mi sono fermato a parlare con qualche socialista.
Ho detto con chiarezza che in sala non ho percepito quella “cultura” che è tipica del Partito Democratico. Ma questo è normale, considerato che il percorso dei socialisti di San Mango verso il PD è iniziato qualche settimana addietro, mentre il PD viene da lontano ed è frutto di un processo che dura da anni.
E’ stato facile notare queste differenze. Chi ha vissuto per intero questo processo, chi ha lavorato per favorire l’incontro di culture politiche diverse, avverte di più l’esigenza di creare un partito vicino alla gente, un partito che sappia interpretare i bisogni e gli ideali dei cittadini. Per un motivo semplice. Perché chi non ha ricoperto posti di potere, chi ha seguito la politica senza interessi materiali o personali, di fatto, non si è mai staccato dalla gente e non ha mai perso di vista i bisogni e gli ideali dei cittadini.
<< Il PD non è un nuovo partito, ma un partito nuovo >>, ho detto agli amici socialisti rimasti. E’ tutta qui la differenza tra il partito che si vuole costruire ed i partiti che già esistono.
Partito “nuovo” vuol dire partecipazione dei cittadini dal basso, vuol dire incontro di individui e non di apparati, vuol dire impegno di donne e uomini che portano idee e valori e non pacchetti di tessere, vuol dire “ un partito unito ” e non un insieme di correnti o di fazioni locali che rispondono al potente di turno.
Le bandiere, i quadri alle pareti, le divise appartengono al passato; possono rappresentare storie più o meno gloriose, ma appartengono al passato. Il PD ha bisogno di bandiere nuove, di idee nuove, di metodi nuovi, di persone che guardano avanti. Si guarda indietro per ricordare, e non per ripetere momenti già vissuti. Con il PD finiscono tante storie, ed inizia una nuova storia. 
Se questi principi sono condivisi, ben vengano i socialisti di San Mango nel PD. Lo dico con chiarezza: non ho difficoltà ad unirmi a loro per contribuire a realizzare un progetto complessivo che sia in grado di arrestare il declino del nostro paese. Perché di questo si tratta: San Mango può avere il reddito pro-capite più alto della Calabria. Ma il denaro, da solo, non basta per far crescere una comunità. Pasolini ci ha insegnato che spesso “sviluppo” e “progresso” non coincidono.
Così come non ho avuto difficoltà ad unirmi agli amici e compagni “ ulivisti ” della sezione “Giuditta Levato”. Una sezione chiusa dopo pochi anni di attività perché la miopia politica ha impedito ai suoi dirigenti di mettere in campo un progetto di largo respiro sul quale chiedere il consenso dei cittadini.
Non è mia intenzione dare lezioni o indicare la strada a qualcuno. Però so bene quello che dico, perché ho vissuto l’esperienza del PD fin dal suo nascere e, quando richiesto, ho dato il mio contributo, senza interesse, sacrificando tempo e denaro tolti alla famiglia. Il fatto di aver fondato, assieme ad altri cittadini di Catanzaro, uno dei primi cento circoli italiani dell’Ulivo, nel 1995, deve significare qualcosa. Oppure no?
Non ho difficoltà a lavorare con i socialisti di San Mango. Però tutti si devono mettere in discussione e negli incarichi dovrà prevalere chi ha il merito, e non chi viene scelto o cooptato. La futura classe dirigente del paese deve prima conoscere i bisogni della società (cittadini, imprenditori, artigiani e commercianti, lavoratori precari, studenti, disoccupati), poi deve saper interpretare questi bisogni e, infine, deve essere in grado di indicare soluzioni e dare risposte concrete. Solo così si supera quella che oggi viene definita “ crisi della politica ”, o meglio “ antipolitica ”.
Leggete l’ultima “opinione” di Graziella Baglio. Le sue parole, le sue preoccupazioni rappresentano un campanello d’allarme e non devono essere sottovalutate.

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