CRONACA

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UN "TERMOVALORIZZATORE" A SAN MANGO ?!

02 Dicembre 2007

ella lettera aperta alla cittadinanza dell'11/11/07 dell'ex sindaco Buoncore pubblicata su questo sito, si parla, tra le altre cose, del progetto di costruire un "termovalorizzatore" nel territorio del nostro comune. La notizia mi ha subito allarmato e mi ha spinto a scrivere questo articolo per sottoporre all'attenzione di tutti i concittadini e degli amministratori del nostro paese le conseguenze derivanti da un'eventuale realizzazione dell'opera.


Purtroppo questi cosiddetti "termovalorizzatori" (che sarebbe più opportuno chiamare inceneritori), alla luce di un'analisi complessiva, non portano alcun beneficio alla comunità, anzi implicano seri danni per la popolazione residente. Sono infatti altamente nocivi per la salute, sono antieconomici in termini di produzione energetica e non hanno ricadute apprezzabili sull'occupazione.
Il primo motivo per cui non è sostenibile la costruzione di un inceneritore è legato alla salute.
Gli inceneritori emettono una gran quantità di polveri sottili. Oggi siamo ormai abituati a sentir parlare di queste polveri, in particolare di "PM10". Le PM10 sono particelle di diametro inferiore a 10 μm (un millesimo di millimetro), pericolose per la salute dell'uomo perché possono penetrare nel nostro organismo, causando di conseguenza patologie dell'apparato respiratorio.
E' vero che gli impianti più moderni riescono a trattenere buona parte delle PM10 grazie a speciali filtri, ma è anche vero che da questi "termovalorizzatori" fuoriescono particelle ancora più piccole e per questo molto più pericolose delle PM10: sono le cosiddette "nanoparticelle", che hanno una grandezza dell'ordine di un milionesimo di millimetro.
Attualmente nessun sistema di filtraggio disponible sul mercato è però in grado di trattenere questo tipo di nanoparticelle ed è questo il principale problema di qualunque inceneritore.
I risultati di un importante ricerca scientifica su queste nanoparticelle, condotta dal Dott. Stefano Montanari e dalla Dott.ssa Antonietta Gatti dell'istituto di ricerca "Nanodiagnostics" e docenti presso L'Università di Modena e Reggio Emilia, dimostrano che queste nanoparticelle, una volta che siano riuscite a penetrare nell'organismo, innescano tutta una serie di reazioni che possono tramutarsi in malattie: forme tumorali, malformazioni fetali, malattie infiammatorie, allergiche e neurologiche. Queste particelle non sono "biodegradabili", l'organismo cioè non possiede meccanismi per eliminarle, così rimangono per sempre nel nostro corpo. Inoltre tali particelle non sono "biocompatibili", il che significa che sono, per definizione, patogeniche, cioè capaci d'innescare una malattia.
 Un altro studio del 2004 ha accertato che nanoparticelle assunte per inalazione possono raggiungere anche il cervello, dando luogo a tragiche conseguenze.
E' dunque acclarato oramai che i "temovalorizzatori", essendo tra le maggiori fonti di queste nanoparticelle, siano molto nocivi per la nostra salute. 
Questo è dunque il primo motivo per il quale non è sostenibile un progetto del genere. E non sono tantomeno sostenibili motivazioni di carattere economico e occupazionale. 
C'è infatti un falso mito da sfatare riguardo la convenienza economica degli inceneritori dal punto di vista energetico. I "termovaloriazzatori" beneficiano del contributo statale  Cip 6 - non si sa bene a che titolo - destinato alle fonti energetiche rinnovabili (che non hanno nulla a che vedere con l'incenerimento!) e che paghiamo nella bolletta elettrica alla voce "contributo per le energie rinnovabili e assimilabili". Senza il Cip 6 la produzione di energia da rifiuti non sarebbe affatto conveniente!! 
C'è uno studio del 2005 condotto dall'Università Bocconi, secondo il quale il costo medio di 1 MWh prodotto da un impianto idroelettrico è di 66 euro, da un impianto eolico 63 euro, da biomasse 121 e da solare fotovoltaico 280 euro. Invece il costo medio di 1 MegaWatt di energia prodotta con l'incenerimento di rifiuti solidi urbani  - tenendo fuori il costo di gestione e trattamento dei rifiuti prima che arrivino all'inceneritore - è di 228 euro! Una cifra assurda che, oltretutto, toglie fondi alle vere fonti rinnovabili che se godessero realmente di tutti i contributi del Cip6 diventerebbero molto più convenienti.
Il termine "termovalorizzatore" è quindi  inappropriato, oltre che fuorviante, perché l'intero processo di incenerimento (dalla raccolta allo smaltimento delle ceneri di scarto) consuma molta più energia di quanta ne occorrerebbe valorizzando il rifiuto con il riuso (raccolta differenziata,  trattamento e riciclo).
C'è poi un altro problema di cui tener conto nell'incenerimento dei rifiuti: la quantità di residuo che si ottiene. Poiché nel processo d'incenerimento occorre aggiungere all'immondizia calce viva e una rilevante quantità d'acqua, da una tonnellata di rifiuti bruciata escono una tonnellata di fumi, circa 300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme), 650 kg di acqua sporca (da depurare) e 25 kg di gesso. Il che significa il doppio di quanto si è inteso "smaltire", con l'aggravante di avere trasformato il tutto in un prodotto altamente tossico.
I termovalorizzatori quindi non risolvono il problema dei rifiuti, semplicemente li trasformano in sostanze più tossiche. In natura infatti vale sempre la legge secondo la quale "niente si crea né si distrugge, ma tutto si trasforma". 
Per far fornte al problema dei rifiuti occorre dunque un radicale cambio di prospettiva:
1) innanzitutto ridurre a monte i consumi di materiali completamente inutili, come gli imballaggi; 
2) organizzare un vero servizio di raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale, secondo la logica del "chi meno consuma meno paga" e "chi più differenzia meno paga"; 
3) il riutilizzo e il riciclaggio.
Questi sono dei sistemi che, se ben organizzati, a mio avviso possono funzionare anche nel nostro paese.
Infine l'aspetto occupazionale. La costruzione e l'esercizio di un impianto di termovalorizzazione determina un livello occupazionale inferiore al personale che si potrebbe impiegare in un servizio di raccolta differenziata e nell'industria del riciclaggio dei materiali. Sarebbre quindi più opportuno investire nel settore del recupero dei rifiuti piuttosto che in quello dell'incenerimento.
Ritengo che decisioni così importanti e delicate, che riguardano la salute di tutti i cittadini, debbano sempre essere prese coinvolgendo tutta la popolazione, informandola dei costi e dei benefici che un'opera del genere implica. Soprattutto in queste cose la partecipazione attiva di tutta la cittadinanza deve essere prioritaria.
In conclusione penso che un paese come il nostro, che ha la fortuna di trovarsi contemporaneamente vicino al mare e alla montagna, dovrebbe puntare su una "politica verde", che miri a valorizzare le proprie caratteristiche paesaggistiche, magari proponendosi come luogo di soggiorno turistico alternativo alle cittadine della costa. Questo è, a mio avviso, il modo migliore per tutelare il nostro piccolo borgo ed evitare di compromettere irrimediabilmente l'immagine di un paese ancora pulito e vivibile. 
P.S.: Per chiunque fosse interessato ad approfondire l'argomento "termovalorizzatori" consiglio la consultazione dei seguenti articoli e video:
- "Nanopatologie: Cause ambientali e possibilità di indagine" (di S. Montanari e A. Gatti,  consultabile sul sito www.nanodiagnostics.it);
- www.inceneritori.org (contiene una serie di articoli scientifici sugli inceneritori);
- Video della conferenza tenuta dal professor Montanari: "Nanopatologie - Morire a norma di legge";
- Nella sezione video di YouTube.it ci sono inoltre diversi interventi sull'argomento del Prof. Montanari ;
- "Translocation of inhaled ultrafine particles to the brain." (in inglese) - A. Elder, R. Gelein (2004).

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