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LIBERIAMOCI DEL PESO INGOMBRANTE DELLE IDEOLOGIE, DELLA PROPAGANDA E DELLA FAZIOSITÀ
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LIBERIAMOCI DEL PESO INGOMBRANTE DELLE IDEOLOGIE, DELLA PROPAGANDA E DELLA FAZIOSITÀ

18 Febbraio 2009

Non voglio passare per una persona che dice: “Io l’avevo detto!”; però alcune situazioni vanno sottolineate.

In questa Rubrica, il 5 luglio 2008 (ECCO  IL  PARTITO  DEMOCRATICO  DI  OGGI), intervenendo sulle brusche interruzioni dei governi presieduti da Romano Prodi (1998 e 2008), parlavo di “una responsabilità collettiva dell’intera coalizione di centrosinistra, che ha dimostrato di non avere cultura di governo” e concludevo: 
“Per questo i partiti dell’Unione meritano non cinque, ma dieci anni di opposizione, durante i quali hanno il tempo per cercare di riprendere il contatto con i cittadini e farsi interpreti di esigenze e bisogni collettivi: sicurezza, crescita economica, lavoro e lotta al precariato, riforma della burocrazia, miglioramento della giustizia, federalismo, equità fiscale, abolizione degli enti inutili, costi della politica”.

 

Nel frattempo ci sono state le elezioni amministrative, e dopo aver perso l’Abruzzo, il Partito Democratico ha perso pure la Sardegna. E così sarà a Bologna. E così sarà pure alle Europee. Non c’è futuro di governo per questo partito, così come non ci sarà futuro per qualsiasi altra nuova edizione dell’Unione.

Sempre nella nota del 5 luglio 2008 si diceva:
“Il Pd di oggi è l’aggregazione fra Democratici di Sinistra (non tutti) e Margherita. Con l’aggiunta di qualche movimento locale…Il Pd di oggi è discussioni di vertice, spartizione di posti a livello regionale e provinciale, liti e personalismi a livello cittadino. Non è questo il Partito Democratico disegnato da Andreatta e portato avanti da Prodi”.

Sono passati otto mesi da quelle note, ed ora io vi chiedo: “Non è ancora così?”. Veltroni ha detto che non vuole un partito di capibastone. Basta guardarsi intorno per vedere, invece, che ogni realtà da noi conosciuta è governata da un capobastone.

Oggi molti scoprono che l’Ulivo è appassito.

Più di un anno addietro, nella nota del 25 gennaio 2008 (QUESTA  NON  E’  POLITICA), sempre su questa Rubrica, si diceva:
“L’occasione migliore per far nascere un nuovo, grande partito è quando le forze che lo compongono sono all’opposizione, e non al governo. A chi va attribuita questa responsabilità? I Ds hanno spesso frenato, è vero. Ma è stata la Margherita di Rutelli e Marini a ritardare il progetto. L’Ulivo era già pronto nelle elezioni europee del 2004, con Berlusconi al Governo, ed aveva superato il 30% dei voti. Perché alle regionali del 2005 Ds e Margherita hanno presentato liste separate in diverse regioni? E perché nel 2006 il PD è nato senza i socialisti di Boselli ed i repubblicani della Sbarbati, che pure erano nell’Ulivo nel 2004?”.
Oggi i vari Bertinotti e D’Alema si leccano le ferite (Fausto Bertinotti sollecita D’Alema: «Sospendiamo le dispute identitarie. Rimettiamoci tutti in gioco». D’Alema approva: «Occorre ripartire insieme, non fare terra bruciata. Il Pd deve aiutare una sinistra disposta a misurarsi con la sfida del governo»; Corriere.it, Alessandro Trocino, 17/02/2009). Bersani si candida alla segreteria del Pd allo scopo di allargare nuovamente l’area della coalizione alle forze dell’estrema sinistra. E per non perdere consensi moderati, cominciano tutti a pensare ad un candidato premier cattolico.

Ancora! L’hanno fatto con Prodi nel 1996; e lo hanno ripetuto nel 2006. Prodi ha vinto due volte le elezioni battendo Berlusconi. E poi, invece di governare sulla base del programma, hanno fatto cadere anticipatamente il Governo.

E’ vero che “non c’è due senza tre”. Ma questa volta, ne sono sicuro, non funzionerà.

Nei giorni scorsi hanno chiesto a Prodi cosa pensa della candidatura di Mastella con il Popolo della Libertà alle europee. Lui ha risposto:  «Non considero questa politica»; Aggiungendo, poi, che la vicenda «è purtroppo un segnale di continuità con la tradizione» e che comunque lui «è lontano mille miglia da queste cose».

Ci sono in giro una “riscoperta” del Professore ed una valutazione diversa della sua azione di Governo. Leggete, di seguito, cosa scrive Sergio Rizzo su Corriere.it il 17/02/2009.
Stefano Saglia, presidente della commissione Lavoro della Camera, dice di non avere alcuna difficoltà ad ammetterlo: «Dopo essere stato premier due volte, e soprattutto presidente della Commissione europea, Romano Prodi dev'essere necessariamente considerato una riserva della Repubblica. Indipendentemente dalle appartenenze politiche». Ne consegue che non proverebbe stupore, afferma, se il governo di centrodestra decidesse di candidare l'ex capo dell'Ulivo per qualche prestigioso incarico internazionale. «Bene ha fatto Giulio Tremonti a rendergli merito», sottolinea…... 
......Sulle pagine del Messaggero di lunedì 16 febbraio, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha dato atto all'ex premier di aver scritto «un articolo che esprime la cifra della grande politica. Una cifra che somma due addendi essenziali. La visione e la cultura istituzionale»…...
……Il vicepresidente del gruppo Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, presidente della Fondazione Magna Carta, arriva a scorgere addirittura «una linea di continuità» fra Prodi e Tremonti «nella convinzione comune che il debito pubblico sia il vero grande problema dell'Italia e che sia assolutamente necessaria una politica di rigore finanziario»…… 
……Il bolognese Giuliano Cazzola, ex sindacalista della Cgil ora deputato del Popolo della libertà, è convinto che «sul professore il giudizio della storia sarà migliore di quello della cronaca. Prodi è l'uomo dell'euro e dell'allargamento dell'Unione, due passaggi storici fondamentali. Magari in politica non ci ha preso molto....» Anche se, ci ripensa, «il suo governo del 1996 fece la riforma delle pensioni e il pacchetto Treu, che ha sbloccato il mercato del lavoro prima ancora della riforma Biagi. Una sua rivalutazione, come anche una rivalutazione di Giuliano Amato, non potrebbe che trovarmi d'accordo. A proposito, sa che Prodi è stato in assoluto la prima persona a parlarmi bene di Silvio Berlusconi?».
Anche su questi argomenti Pensieri & Parole è stata tempestiva e puntuale.
Il 25 gennaio 2008 (QUESTA  NON  E’  POLITICA) si diceva:
“Con Prodi il Governo ha risanato i conti dello Stato; ha riformato il welfare abolendo il famoso scalone che nel giro di una notte aveva portato da 35 a 40 anni gli anni necessari per la pensione; ha riportato successi a livello internazionale (missione nel Libano, moratoria pena di morte all’ONU…); ha attaccato l’evasione fiscale ed ha generato un “tesoretto” che ora può essere distribuito alle famiglie; ha favorito le imprese riducendo di cinque punti il cuneo fiscale e agevolando le piccole e medie aziende”.

E l’8 maggio 2008 (PRODI,  BERLUSCONI  E  L’ITALIA) nella Rubrica si poteva leggere:
“Nel 2005, in pieno governo Berlusconi, la Commissione Europea apre nei confronti dell’Italia una procedura di infrazione per deficit eccessivo. Nel 2008, al termine del governo Prodi, l’esecutivo europeo approva la proposta del Commissario agli Affari Economici e Monetari secondo la quale in Italia “il deficit è stato portato sotto il tetto del 3% del Pil in maniera credibile e sostenibile”, aprendo le porte all’abrogazione della procedura di infrazione”.

Tommaso Padoa-Schioppa, nell’ultima intervista da ministro dell’Economia del governo Prodi, aveva dichiarato: “Il tempo riconoscerà ancora una volta a Prodi di aver regalato all’Italia il bene raro del buongoverno”.

Oggi, nel ricordare tutto ciò, non intendo santificare nessuno.
Voglio solo dire che tutte le persone dotate di buon senso possono capire le circostante e possono formarsi delle opinioni solo se hanno il coraggio di liberarsi del peso ingombrante delle ideologie, della propaganda e della faziosità. Perché di buon senso e di obiettività ha bisogno oggi l’Italia. E non, come dicevamo l’11 febbraio 2009, di Grandi Fratelli.

L’ho ricordato diverse volte: Alcide De Gasperi diceva che la differenza tra un politico ed uno statista è che il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni.

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