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ECCO  IL  PARTITO  DEMOCRATICO  DI  OGGI
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ECCO IL PARTITO DEMOCRATICO DI OGGI

05 Luglio 2008

Romano Prodi ha sconfitto Silvio Berlusconi due volte alle urne: nel 1996 con l’Ulivo e nel 2006 con l’Unione. I partiti della coalizione, però, non sono stati in grado di assicurare al Governo la durata per l’intera legislatura. Nel 1998 l’esecutivo d’Alema e nel 2008 gli interessi personali (Dini e Mastella) e di partito (Bertinotti e compagni) hanno interrotto l’esperimento. Peccato; i governi devono essere giudicati al termine del mandato e sulla base degli impegni presi con gli elettori, e per rendere possibile il giudizio è necessaria l’intera legislatura.

 

Al di là delle responsabilità personali o di partito, c’è però una responsabilità collettiva dell’intera coalizione di centrosinistra, che ha dimostrato di non avere cultura di governo. E per questo i partiti dell’Unione meritano non cinque, ma dieci anni di opposizione, durante i quali hanno il tempo per cercare di riprendere il contatto con i cittadini e farsi interpreti di esigenze e bisogni collettivi: sicurezza, crescita economica, lavoro e lotta al precariato, riforma della burocrazia, miglioramento della giustizia, federalismo, equità fiscale, abolizione degli enti inutili, costi della politica.

Perchè sono questi i problemi che interessano i cittadini, e quando Veltroni parla di “innovazione”, deve dimostrare di non fare un riferimento retorico e generico, ma di portare idee nuove per la soluzione dei problemi. E’ un terreno di sfida tortuoso, ma interessante; perché la ricerca e l’innovazione è una questione importante che il governo deve affrontare, solo per quattro italiani su mille (sondaggio ISPO del 22/06/2008).

Il compito è difficile per tutti i partiti dell’opposizione, Sinistra Arcobaleno compresa; ma è molto più arduo per il Partito Democratico.

Le recenti assemblee regionali e nazionali hanno dimostrato che la strada è in salita e che l’orizzonte non è ancora definito. Se è vero che a Roma su 2815 delegati nazionali, ne sono risultati iscritti solo 863, allora il distacco fra partito ed elettori è destinato ad aumentare. 
Va bene la manifestazione in autunno, ma un partito dell’opposizione deve lavorare in Parlamento, deve confrontarsi sui contenuti e per ogni provvedimento governativo deve indicare alternative efficaci. Va bene la struttura leggera, ma un partito dell’opposizione deve radicarsi sul territorio ed essere vicino alle esigenze dei cittadini. Va bene il riferimento all’Ulivo (“Il Pd è l’Ulivo del ’96 che si è fatto partito”), ma basta guardare le fotografie dell’Ulivo del 1996 (elezioni politiche) e del 2004 (elezioni europee) per capire che il Partito Democratico di oggi è cosa diversa: mancano uomini e soggetti politici.

Il Pd di oggi è l’aggregazione fra Democratici di Sinistra (non tutti) e Margherita. Con l’aggiunta di qualche movimento locale. Come il Pdm in Calabria. Solo che con l’arrivo di Loiero il Pd è diventato quasi un’agenzia di collocamento: io ti porto i miei voti, e tu mi dai una consulenza, oppure mi fai direttore di un ufficio o presidente di una fondazione. Il Pd di oggi è discussioni di vertice, spartizione di posti a livello regionale e provinciale, liti e personalismi a livello cittadino.
Non è questo il Partito Democratico disegnato da Andreatta e portato avanti da Prodi.

Lo abbiamo scritto sui giornali ed ora lo ripetiamo: a Varese, Daniele Marantelli, 55 anni, segretario cittadino del Partito Democratico e deputato per la seconda volta, è riuscito a sorpassare il Carroccio: 27,44% contro 22,91%. Ha battuto la Lega in casa. Per questo lo chiamano “il leghista rosso”. Uscire dalle Tv e tornare nei mercati è la sua ricetta. “E’ l’assenza della politica sul territorio che scatena l’anti-politica”, ha dichiarato.

Ed è questa la strada che il Pd deve percorrere per diventare un’alternativa al governo Berlusconi. Non abbiamo bisogno di nuovi gruppi di potere. In Calabria, poi, ce ne sono già molti, sia palesi che occulti.

Abbiamo bisogno di circoli cittadini che operano sul campo (nei mercati, precisa Marantelli) e che portano avanti i problemi spiccioli della collettività. Ma ve li immaginate, voi, i nostri uomini politici passeggiare in mezzo alla gente e parlare di pane e di latte, di illuminare una via che è buia, di riparare una strada piena di buche, di fare la fila dal medico o di sedere in attesa in un qualsiasi laboratorio analisi?