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Pensieri in Libertà
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Pensieri in Libertà

01 Gennaio 2007

Oggi Romania e Bulgaria entrano a pieno titolo in Europa e portano a 27 gli Stati membri dell’Unione. E sempre oggi la Slovenia abbandona la sua moneta, il Tallero, e adotta l’Euro, portando a 13 il numero degli Stati che utilizzano la moneta unica europea.

 

L’Euro compie cinque anni. Già a dicembre 2006 il valore delle banconote in euro ha oltrepassato i 610 miliardi ed ha superato i biglietti in valuta americana in circolazione. Euro batte dollaro, quindi, così come prima l’Unione Europea aveva battuto gli USA in quanto a numero degli abitanti.

Un bel passo avanti, non c’è che dire, per questo Vecchio Continente che fino a 60 anni fa vedeva le nazioni in guerra fra di loro e che fino a 18 anni fa si presentava frazionato e diviso, con il muro di Berlino che lo spezzava in due.

Molta strada è stata percorsa. Sul piano monetario il commissario Almunia ha detto: “L’euro ha comportato molti vantaggi, a cominciare da un livello di inflazione e tassi di interesse che per molti Paesi non è mai stato così basso per tanto tempo. Ci ha salvato da crisi valutarie e speculazioni di mercato. Ha reso le nostre importazioni più convenienti, a partire da quelle del petrolio, perché è una valuta forte e stabile. Ci ha reso meno dipendenti al mondo esterno, aumentando gli investimenti nell’eurozona. Ha aumentato la trasparenza dei prezzi e quindi la concorrenza”.

Su quest’ultimo punto, in verità, gli italiani non sono d’accordo; associano l’euro all’incremento dei prezzi e non sono pienamente consapevoli dei vantaggi. Ancora una volta ci troviamo in presenza di un fatto tipicamente italiano?

Molta altra strada deve essere percorsa. Sul piano della coesione sociale e politica. L’unione dei popoli e dei cittadini non si realizza con un trattato fra nazioni che mantengono intatta la propria sovranità, ma con una costituzione che sappia dare forma giuridica ad una sovranità superiore. Come hanno fatto nel 1788 i tredici stati confederati dell’America del Nord. Sedici mesi di lavoro sotto la guida del francese Giscard d’Estaing hanno prodotto una costituzione europea ibrida, che il popolo ha anche bocciato in alcuni referendum, e la sovranità ultima appartiene ancora agli Stati. La costituzione degli USA, invece, si apre con le parole: “Noi, popolo degli Stati Uniti d’America, abbiamo deciso di fondare una più perfetta unione […]”.

Ma non sempre gli USA sono un esempio da imitare. Le cronache degli ultimi giorni dell’anno appena passato hanno parlato di bistecche di carne clonata, hamburger di manzo, crocchette di pollo, bastoncini di vitello, addirittura latte e formaggi, frutto di animali fotocopia. Secondo gli studi americani questi prodotti sono equivalenti a quelli tradizionali e non rappresentano un pericolo per i consumatori. Anche questa è America.

Quell’America scoperta da Cristoforo Colombo. Ma anche altri hanno trovato l’America; specialmente in Italia. Mi riferisco ai parlamentari che a maggio 2005 hanno votato tutti un aumento di stipendio di oltre mille euro al mese. Per quali categorie di lavoratori? Per se stessi!

Ecco le cifre finali, per come riportate da un giornale - Settimana di Calabria – da pochi giorni in edicola: Stipendio € 19.150, rimborso spese affitto € 2.900, portaborse € 4.030; ed in più gratis telefono cellulare, cinema, teatro, autobus, metropolitana, francobolli, viaggi aerei nazionali, circolazione su autostrade, treni, aerei di Stato, cliniche, assicurazione, infortuni, auto blu con autista, ristorante […]. Scrive il settimanale: la sola Camera dei deputati costa al cittadino € 2.215 al minuto.

E che dire degli apparati pubblici? Parliamo di pubblica amministrazione, scuola, ferrovie, enti locali. Angelo Panebianco scrive che “la maggioranza degli addetti che lavorano in tali apparati, i sindacati ed i politici da cui tali apparati dipendono, attribuiscono più importanza all’occupazione, alle carriere e agli stipendi che alla qualità del servizio fornito agli utenti”.

Ho atteso più di venti minuti davanti ad uno sportello ASL solo perché all’interno dell’ufficio gli impiegati stavano parlando di straordinari, di arretrati e di permessi.

Altra storia riguarda, invece, le numerose ragazze che vengono in Italia seguendo il miraggio di un lavoro onesto e poi si trovano sulla strada, vittime di uomini e donne senza scrupoli. Il giornale romano Il Messaggero continua con coraggio un’inchiesta che ha superato le venti puntate e che ha messo a nudo le condizioni di schiavitù nelle quali queste vittime sono tenute.

Mi ha impressionato il racconto di una ragazza romena di sedici anni, venuta a Roma per cercare lavoro come badante e costretta dal fidanzato a prostituirsi con minacce, pestaggi, torture e violenze sessuali. Scappata da Roma, è stata ritrovata dal suo schiavista, che l’ha violentata, poi ha fatto a pezzi delle bottiglie di vetro, l’ha obbligata a stendersi sul tappeto di schegge e l’ha calpestata; non contento, ha inciso le sue iniziali sulla pelle della ragazza. Scappata ancora una volta, è stata trovata, bastonata, accoltellata e poi violentata con un cacciavite e ridotta in fin di vita. Ricoverata al Policlinico Casilino, i medici riscontrano coltellate al torace, trauma cranico e addominale, perforazione di un polmone. “A causa dei versamenti di sangue la schiena è completamente livida. Una cosa mai vista” dicono.

Nonostante questo calvario, la ragazza parla con la polizia italiana e alla fine il suo aguzzino è arrestato. Una lezione per gli italiani che alimentano questo mercato, sul quale tutti noi dobbiamo trovare il coraggio di riflettere.

Silvio Berlusconi, appena tornato dal ricovero negli USA, ha detto fra l’altro che “l’Italia chiede un sovrappiù di serietà, di verità e di collaborazione per il bene comune”. Tutte cose che egli (scusate… Egli) si è prodigato di dare agli italiani nel corso dei suoi cinque anni di governo.

E mentre don Ciotti, presidente nazionale di “Libera”, dice che la mafia non si combatte a parole, né con gli slogan né con la celebrazione di pomposi convegni sulla legalità, la mafia si combatte con i fatti, e con azioni quotidiane che siano coerenti con i buoni propositi; mentre dice che il problema non è la mafia, ma siamo noi, sempre più assuefatti ad un sistema perverso e pervaso dalla malapianta della criminalità organizzata, il Corriere della Sera del 29 dicembre scorso scrive: “Calabria, arrestato ex assessore. Dionisio Gallo (Udc) è accusato di ‘corruzione’. Ha messo gli operai forestali al servizio di privati, ha fatto favori ai boss in cambio di voti”.

Dionisio Gallo, consigliere regionale della Calabria, è anche vicepresidente della commissione consiliare antimafia. A caldo, il presidente Loiero afferma: “Notizie come quelle dell’arresto di Dionisio Gallo e degli scenari che l’inchiesta disvela, sono da colpo finale”. L’Udc calabrese fa quadrato attorno a Gallo e confida nella possibilità di dimostrarsi estraneo alle vicende contestategli, mentre il presidente della commissione antimafia del Consiglio regionale dice che si avverte “l’urgenza di ridare nuovo impulso e una migliore connessione fra la commissione regionale con le articolazioni nazionali e regionali deputate al contrasto della criminalità”.

E’ esattamente quello che chiede don Ciotti. Non è vero?