Fanciullezza
Angelo OrlandoSpensierata fanciullezza
che passasti con sveltezza,
tu per me sei stata quella
della vita età più bella.
Innocenti creature
andavamo ad avventure,
sempre ignari del dolore
e felici a tutte l'ore.
E la vita si mostrava
- mai le spalle ti voltava -
pien di amore e di bontà,
pur se c'era povertà.
Mi sembrava tutt'una favola;
eravamo in otto a tavola,
con papà e zia Maria
e la cara mamma mia.
Poi la sera della befana
io cercavo una calza strana.
I ricordi ormai passati
son sbiaditi, non scordati.
Ti cerco ancora fanciullezza!
T'ho trovato con dolcezza,
ad Ancona, una mattina,
dalla mia nipotina
Angelo Orlando
01/07/2004
Leggendo le liriche di Angelo non possiamo fare a meno di richiamare alla memoria Quinto Orazio Flacco, a cui per certi aspetti si avvicina; prima di tutto nell'esaltazione dell'inebriante bevanda dono di Dioniso e nell'attribuzione ad essa di doti terapeutiche: “Nunc vino pellite curas” invita Orazio; “… secuta ogne affannu … Sculatillu ‘nu parmu ‘e vinu/ è medicina ppe ru stentinu” dice Angelo. Ma altri elementi li accomunano: la capacità di raffigurare i personaggi popolari e gli amici con garbato e fine umorismo e di rappresentare scene di vita vissuta, siano esse malinconiche, siano esse divertenti, sempre con vivacità e sottile ironia.Ma Orlando non è solo questo. Fortemente presente è l’amore e la nostalgia per il suo paese, ma soprattutto per il tempo della giovinezza e della vita familiare qui vissute. E’ tanto atteso il momento del ritorno, ma quasi è delusione per ciò che trova, anzi, per ciò che non trova perché non c’è più o perché è cambiato: la sua casa c’è ancora, ma non più i suoi genitori e non più il fuoco scoppiettante nel camino (simbolo di vita) e, dice Angelo ”… l’allegrizza mia diventa amara.”
Prof.ssa Mery Torchia
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