Nocera e San Mango si mobilitano contro chiusura centro Tin
G. BaglioÈ movimento aperto e diffuso quello che si sta perpetrando nel comprensorio lametino per la chiusura del TIN di Lamezia Terme. In prima linea sono scesi anche molti giovani di Nocera Terinese e San Mango d’Aquino, i quali, attraverso manifestazioni e raccolta firme, intendono “fare il possibile per evitare un’iniziativa così disastrosa, quale potrebbe essere, per l’appunto, la chiusura del Tin, non solo per i lametini ma per i molti abitanti dei paesi limitrofi”. Una battaglia aperta, quindi, nella quale si cerca di tutelare, oltre che la necessità di una sanità che sia accessibile a tutti ed efficiente, anche e soprattutto il diritto alla vita.
Così è un via di petizioni, anche da parte di semplici cittadini, quale quella del giovane 28enne lametino, Francesco Mendicino, il quale a difesa dei reparti TIN, neonatale, ostetricia e trasfusionale, ha scritto al commissario della sanità calabrese, Luciano Pezzi: “L’importanza di questi centri è cruciale perché si mette a riparo la vita, dove, per esempio, una madre che ha problemi in fase di parto può affidare il proprio bambino alle cure di un personale preparato e affidabile, senza subire il trauma della separazione. Qualora suddetto reparto dovesse chiudere, come faranno le madri a seguire il proprio bambino presso un altro centro se hanno avuto un parto complicato? Il problema della mancanza di medici non penso che esista, poiché sono tanti i dottori specializzati pronti a fare le loro esperienze. Chiudendo tale reparto, inoltre, si specula anche sulla pelle di quei medici che prestano servizio in maniera professionale”.
Pertanto la richiesta dell’intervento delle autorità competenti per la tutela di questi settori, poiché “chiudere il TIN significherebbe far morire altri tre importanti reparti a esso collegati, ovvero il centro trasfusionale, il reparto neonatale e il reparto ostetricia, ognuno dei quali svolge un servizio indispensabile del quale non si può fare a meno”. Altra petizione, sempre a difesa di questi reparti, è pervenute anche dal comitato Diarno. E così sale l’indignazione dei molti giovani del comprensorio che, attraverso manifestazioni dirette o sul web, intendono far sentire la loro voce e battersi direttamente per qualcosa che riguarda anche il loro futuro. C’è chi addita le “scelte sbagliate della politica sanitaria regionale, grazie alla quale ora molti neonati con problemi non potranno più essere assistiti per carenza di personale medico e infermieristico specialistico”.
Una dettagliata ricostruzione della storia del suddetto reparto è stata fatta anche “dall’inviato Speciale”, programma di Pasquale Motta, nocerese, il quale, recandosi sul posto, ha ascoltato sia personale sia pazienti lì presenti, al fine di sottolineare l’importanza di una tale struttura e la “malsana probabilità di questa ipotesi”. Molto positive le parole dell’assessore alle politiche sanitarie di Lamezia, Milena Lotta, la quale ha parlato di possibili contrattualizzazioni al fine di “preservare una struttura così importante per tutto il circondario”. E allora è obiettivo comune e diffuso quello di preservare tali reparti e quindi il diritto alla salute. Riceveranno ascolto le molte voci e i molti movimenti che si stanno diffondendo sotto diverse forme? Le battaglie di semplici cittadini e di giovani in prima linea riceveranno l’attenzione che meritano su un tema molto importante, quale appunto salute e vite umane? Come risponderanno le autorità competenti? La sanità calabrese presenta già molte precarietà persistenti, molti svantaggi, poca attenzione, risulterà questa un’altra operazione a discapito dei tanti cittadini già svantaggiati a priori?.
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