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«La fusione con altri comuni deve arrivare per mano dei cittadini»
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«La fusione con altri comuni deve arrivare per mano dei cittadini»

09 Dicembre 2017

Il segretario del circolo Primerano contesta la proposta perché non arrivata dal basso, il consigliere regionale Scalzo non l'esclude.

«Il ruolo baricentrico di Lamezia Terme, per il suo hinterland e per l’intera regione, è un argomento annoso, sostiene Antonio Gatto, segretario di circolo della Primerano, «un tema che periodicamente salta fuori da questo o quell’altro personaggio politico che però non è stato mai messo in pratica da 50 anni a questa parte. Tant’è che la gente stessa di Lamezia, ormai stanca di sentire le solite manfrine elettorali dai soliti noti (anzi ignoti), guarda con stizza e irritazione chi ancora specula su questo tema e con intelligenza vorrebbe chiedere ad alcuni personaggi il perché alle parole non sono seguiti i fatti quando tali personaggi erano nelle condizioni governative “romane” di poter procedere in questa direzione.

Già, perché ascoltare qualche “veterano” della politica proporre in merito a ciò qualcosa di strumentale in un momento così delicato per la città appare, oltre che come un’offesa verso l’intelligenza dei cittadini, anche e soprattutto l’ennesimo modo egoistico di pensare solo ai propri scopi». Secondo Gatto «questo tema per la sua importanza non può essere toccato in maniera pessima e superficiale. E soprattutto ha bisogno di un progetto serio e ben definito sul quale, tra l’altro, oltre ad averlo già trattato come Giovani Democratici, anche il Partito Democratico lametino ha sempre fatto sentire la propria voce rivendicando, rispetto ad ogni livello istituzionale, una maggiore attenzione verso il nostro territorio. Territorio che in ottica di sviluppo può essere pensato e visto come area vasta, zona centrale della Calabria, città metropolitana (solo per citarne alcuni) ma ciò che non cambia è il progetto ossia quello di dare a Lamezia Terme e al suo hinterland gli strumenti necessari per essere il volano di sviluppo per l’intera regione rispettando la predisposizione di tutti i territori limitrofi e non solo». Come già successo 50 anni fa per Lamezia, e più recentemente con Rossano e Corigliano dopo apposito referendum, il giovane esponente del Pd lamenta che «in una città dove ancora si ragiona come se vivessimo in 3 comuni distinti e separati, la fusione con altri comuni deve arrivare per mano dei cittadini e dopo un percorso naturale e non come scelta calata dall'alto. La fusione dei comuni non può essere una lotta fine a se stessa solo perché Lamezia Terme presto perderà il ruolo di terza città della Calabria. La gente di Lamezia vuole i fatti e la visione futura di una nuova grande Lamezia non appartiene a qualche personaggio politico che ancora vive di ostentata vanagloria bensì alle nuove generazioni e a chi si prenderà oneri e onori di amministrare in futuro questa (dolce e allo stesso tempo amara) Città». Dallo stesso partito, però, il consigliere regionale di Conflenti, Tonino Scalzo, offre una lettura diversa, sostenendo che «il tema della fusione dei Comuni e' troppo delicato e importante per essere oggetto di divisione o di battaglia puramente politica. In ballo c'e' l'interesse dei cittadini ad avere una pubblica amministrazione efficiente e, soprattutto, a ricevere l'erogazione di servizi essenziali adeguati. Per questo ritengo sia necessario inquadrare la questione della possibile creazione di una grande città al centro della Calabria, che abbracci l'intero hinterland lametino, in un'ottica complessiva, di interesse generale e che vada al di la' di ogni steccato partitico o ideologico». Se Gatto, quindi, contesta il modo ed il fronte da cui è arrivato l'auspicio, Scalzo ricorda che «oggi la tendenza più diffusa in Italia sia quella di accorpare entità amministrative troppo piccole: comuni che da soli non riescono più a garantire i servizi essenziali. La gestione delle amministrazioni comunali e' ormai strutturalmente in perdita: il taglio delle rimesse finanziarie dello Stato e l'insufficienza dei tributi locali, che pure gravano pesantemente sulle tasche dei cittadini e sui bilanci delle famiglie, non consentono piu' alcuna programmazione di investimenti e, anzi, non bastano neppure per far fronte alla spesa corrente. Servizi di base, come quelli per l'igiene urbana, la polizia locale, la pubblica illuminazione, la manutenzione ordinaria delle strade e delle infrastrutture, a stento vengono garantiti. Di fronte a tutto questo la fusione rappresenta una delle strade che vanno prese in considerazione concretamente. Un'ipotesi che, pero', oltre ai Comuni già indicati nel dibattito pubblico che si e' aperto in questi giorni, deve tenere conto di comunità come Pianopoli, Motta Santa Lucia, Martirano e San Mango d'Aquino che sono parte integrante di un'area omogenea che ruota attorno al polo urbano di Lamezia». Condivisione invece sul fatto che «dinanzi a una simile ipotesi di fusione, non solo è indispensabile ascoltare la voce dei cittadini interessati, mediante i referendum popolari finalizzati alla consultazione su questa scelta, ma è anche di fondamentale importanza la tutela dell'identità culturale e sociale dei singoli paesi, che non possono certo essere espropriati della propria storia e delle proprie tradizioni». Entrambi però non rimarcano come la consultazione popolare sia atto primario, e come gli stessi sindaci coinvolti son stati convocati per lunedì nei locali della Fondazione Terina dal primo cittadino di Falerna

Informazioni aggiuntive

  • fonte: lameziainforma.it

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