Voce alla Penna (63)
Io
Michela Vescio Lunedì, 16 Maggio 2005 00:00o ripenso a quello che avrei voluto essere,
e non sono
a quel che sono ora,
con il fardello greve di ricordi
e un mondo d'altri sulle spalle.
Una povera buffona
che ride della morte,
e la chiama quando sente d'essere sola
sperduta nella propria tristezza…
DIALOGO FRA UN PRIMO CITTADINO E UN' ONOREVOLE (prima parte)
Angelo Mendicino Domenica, 01 Luglio 2007 00:00Parla l' Onorevole:
O figliuolo di San Mango, credo che ti maravigli ch' io primo tuo amatore, gli altri ritraendosi, io solo
non mi ritragga; e che allora quando t' affollavan gli altri co' loro ragionamenti, io, è tanti anni, non t' abbia mai detto nulla.
Questo fu, non per alcuna umana cagione, ma sì per un cotal divieto del Demone; la possanza del qual udirai e saprai tu dopo.
Dacchè ei non me ne fa più divieto ora, io mi sono accostato a te: e spero ch' è non me ne vorrà fare divieto nè anche poi.
Ma t' ho avuto l' occhio quasi tutto questo tempo, e bene io ho notato come ti contenevi co' tuoi amatori: che, non fu nessuno di
quelli, ed eran pure molti e così orgogliosi, che, umiliato dal tuo orgoglio, non fuggisse da te. E te lo vo' dire perchè li hai in
dispetto.
Tu credi non abbisognar di niuno uomo al mondo, in nulla; perchè cose grandi hai tu, a principiar dal corpo, fino all' anima.
La prima cosa ti pensi d' essere un gran bel giovine, bello assai; non pensi falso, è si vede a occhio; e poi di fiorente casa, qui
nella città tua, la più ragguardevole delle città Calabresi; e per padre aver qui moltissimi amici e congiunti, assai nobili, i quali
sè ad ogni tuo servigio offerirebbero, se tu avessi bisogno; e, nè meno nè da meno, quelli per madre.
Ti vo' dir più là, che se' un de' ricchi; ma tu, mi pare, non imbaldanzisci per cotesto. Ecco perchè, rizzando tu il collo, su i
tuoi amatori hai tiranneggiato; e, perchè da meno, si son lasciati tiranneggiare quelli: lo sai tu! E però intendo come ti abbi a
meravigliare e abbi a dire entro te medesimo:" Che s'è messo in capo quest' uomo, che non è ancor stanco di volermi bene?
che spera? chè, gli altri fuggendo, egli se ne sta lì? ".
Parla il Primo Cittadino:
Sai, o Onorevole? d' un poco mi se' tu venuto avanti. Ch' io avea in mente d' accostarmi prima io a te, per cotesto, per
domandarti che vuoi, che speri, chè non mi lasci avere riposo e, dove che io sia, ci se' anche tu? Oh il fatto tuo mi fa specie,
e, se me ne chiarissi, io ti udirei assai volentieri.
Onorevole:
Ci credo che mi udirai volentieri, se tu desideri conoscere la mia intenzione, come dici; e io ti parlerò come a un che ha voglia
di stare a udire.
Primo Cittadino:
Sì, desidero; ma di' tu.
Onorevole:
Ma bada ch' è non sarebbe da farne caso, se, come stentai a principiare, così stentassi io a finire anche.
Primo Cittadino:
O buono uomo, parla pure, che t' ascolterò io.
Onorevole:
E' sarebbe ora. Malagevol cosa certo è a un che ama, stare a ragionar con giovine che degli amatori se ne ride; nondimeno bisogna che io mi faccia animo e ti palesi quello che ho dentro. Odi, Primo Cittadino: se ti vedeva io dilettare in quelle cose mentovate dianzi, e avere opinione che in quelle convenisse consumare la vita, da un pezzo m' era già bello e disamorato di te, ne son persuaso io. Ma ben alrtri disegni hai nella mente, e te lo mostro; e conoscerai da questo se ti ho mai levato occhi d' addosso. Io credo che se ti dicesse un Iddio : Vuoi, o PrinoCittadino, così vivere, con quel che tu hai ora, o, se non ti fosse lasciato avere maggiori cose, morire subitamente? "Morire ", io credo risponderesti tu. E in quali speranze tu viva, io tel dirò. Tu fai ragione che non sì tosto ti sarai appresentato al popolo Sanmanghese; sarà di qua a pochi dì; gli mostrerai che tu sei degno di onore come nè alcun altro mai al mondo; e dopo questo avere tu ad acquistare grandissima possenza nella città ; e se tu sei qui molto possente, poi sarai anco possente fra gli altri Sanmanghesi e, non che fra i Sanmanghesi, fra tutti quanti i barbari che nel nostro circondario abitano. E se ti dicesse novamente quell' Iddio medesimo, che tu dèi rimanerti a signoreggiare sola San Mango, ma che non ti sarà lasciato passare in altro loco per soggettare altresì le cose di là a tua signoria, credo che non vorresti tu vivere nè anche a cotesta condizione, se del tuo nome tu non riempirai e della tua possanza, per dir così, tutto il circondario; e io credo che tu creda che, dal Cittadino più famoso in fuori, non fu mai alcuno degno di nominanza. Tu hai queste speranze, e lo so bene; non è congettura la mia.
Dirai: Tu parli vero; ma che ha a far cotesto con quel che voleva domandare io, perchè non ti discosti da me?
E te lo dirò, caro figliuolo di San Mango: perchè impossibil cosa è senza me che tu rechi a effetto tutti questi pensamenti; tanta possanza credo io avere su le cose tue e su te. E però è tanto che l' Iddio non mi lasciava conversar teco; ma io a star lì ad aspettare; imperocchè, come tu sovra alla città, io su te spero potere molto se ti mostrerò che son persona io degna che tu ne facci grande estimazione, perchè né tutore né congiunto né alcun altro ti può dare la possanza che tu desideri, salvo me; con l' aiuto di Dio, si sa bene. Or insino a che eri assai giovine e il petto non avevi per anco pieno di cotanta speranza, io credo non mi lasciasse l' Iddio ragionar teco, perchè era fiato gittato; ora sì, ché mi starai bene a udire tu ora.
Primo Cittadino:
Molto più mi pari più strano, o Onorevole, or che hai principiato a parlare, che non quando mi tenevi dietro in silenzio; ed eri assai strano anche allora. Ebbene, se meco rivolga io tali pensieri o no, l' hai conosciuto, si vede; e a dire di no, non mi giova niente, che non ti persuaderei già io. E sia: ma vuol dire tu come io quelli potrei recare ad effetto, con te; senza te, no?.
Onorevole:
Che? mi domandi se ti voglia fare un dì quei discorsi lunghi che tu sei solito stare a udire? Non è mia usanza; ma ch' ella è così, penso che sarei buono di mostrartelo, sì veramente che mi volessi tu fare un piccol servigio.
Primo Cittadino:
Voglio; s' è non è grave.
Onorevole:
Che? ti par grave rispondere a quel che domando?.
Primo Cittadino:
Grave no.
Onorevole:
E rispondimi.
Primo Cittadino:
Domanda.
Onorevole:
Domanderò come se pensassi davvero tu a quel che dico io' ?
Primo Cittadino:
E sia, se così ti piace; tanto è il desiderio, che io ho, di conoscere, quel che tu voglia dire.
Onorevole:
Via: tu fai disegno, cred' io, di qua a poco appresentarsi ai Sanmanghesi per dar consigli. Or se in quel che tu sei per montare in su la bigoncia ti tirassi io per i panni e ti dicessi: " O Primo Cittadino, in che li Sanmanghesi voglion consigli, che or tu, per darli, mi monti in su la bigoncia? non in quelle cose tu conosci meglio di loro? " Come risponderesti tu?.
Primo Cittadino:
Risponderei: In quel che io conosco meglio di loro.
Onorevole:
Chè, in quel che conosci, buono consigliero sei tu.
Primo Cittadino:
Come no?.
Onorevole:
E non conosci tu sole quelle cose che appresso hai da altri, o trovato da te medesimo?.
Primo Cittadino:
Quali, se non quelle?
Onorevole:
Or c' è modo che abbi tu appreso mai qualcosa o trovatala, se non volevi apprendere, nè cercare da te'?
Primo Cittadino:
Non c' è.
Onorevole:
Che? e volevi cercare tu o apprendere, quello che già credevi sapere?
Primo Cittadino:
Eh no!
Onorevole:
Or, quello che sai al presente, ci fu quando credevi che tu non lo sapessi?
Primo Cittadino:
Di necessità.
Onorevole:
Ma te lo dico su per giù io quel che hai appreso; e se mi sfugge cosa, di' tu. Hai appreso le lettere, quanto mi rammento io, e a sonare il violino, e i giuochi della palestra; il flauto no, ché non ne hai tu voluto sapere mai'. Ecco tutto quel che sai tu; se pur non mi hai appreso alcun' altra cosa di nascosto: ma io penso che né di notte né di giorno tu non sii uscito di qui mai, da San Mango.
Primo Cittadino:
Sì, io non ho usato ad altre scuole che a queste.
Onorevole:
E però, quando facessero consiglio i Sanmanghesi come scriver per diritto modo le lettere, forse di leveresti su allora, per consigliarli?
Primo Cittadino:
Io no, per Giove.
Onorevole:
Sì quando sui modi di toccar la lira?
Primo Cittadino:
Né anche per sogno.
Onorevole:
Né son poi soliti nelle loro adunanze far consiglio né anche sù l' esercitazione della palestra.
Primo Cittadino:
No, certo.
Onorevole:
E su quale cosa avranno da fare consiglio essi, perchè tu apra bocca? su la fabbrica delle case, no.
Primo Cittadino:
No.
Onorevole:
Chè, su questo, un architetto consiglierà meglio di te.
Primo Cittadino:
Sì.
Onorevole:
Né quando ei faccian consiglio su la divinatoria ?
Primo Cittadino:
No.
Onorevole:
Ché un divinatore consiglierà meglio di te.
Primo Cittadino:
Sì.
Onorevole:
Piccolo sia egli o grande, bello o brutto, e nobile o ignobile.
Primo Cittadino:
Come no?
Onorevole:
Ché, in ogni cosa, il dar consiglio spetta a colui che è savio, non a colui che è ricco; così penso.
Primo Cittadino:
Come no?
Onorevole:
E povero sia il consigliero o ricco, niente fa ai Sanmanghesi, quando ei prendano consiglio sul come serbare sana la cittadina; sì bene cercano che sia medico egli.
Primo Cittadino:
E sta bene.
Onorevole:
Quale cosa hanno a esaminare dunque li Sanmanghesi perchè tu a ragione ti levi su a dar tuoi consigli?
Primo Cittadino:
Le loro faccende.
Onorevole:
Intendi la fabbrica delle navi? come s' ha a fabbricarle?
Primo Cittadino:
No io.
Onorevole:
Perchè tu non ne sai fabbricare navi, tu? per cotesto, penso io; o per che altro?
Primo Cittadino:
No, per cotesto.
Onorevole:
E su quali loro faccende avranno dunque essi a fare consiglio, secondo te?
Primo Cittadino:
Su la guerra, Onorevole, o su la pace, o su altra cosa della Comunità.
Onorevole:
Dì tu forse quando han consiglio con chi sia a fare pace, e con chi guerra, e come?
Primo Cittadino:
Sì.
Onorevole:
E non converrà a farla con chi è meglio?
Primo Cittadino:
Sì.
Onorevole:
E quando è meglio?
Primo Cittadino:
Sì, allora.
Onorevole:
E quanto è meglio?
Primo Cittadino:
Sì, tanto.
Onorevole:
Ora se consiglio avesser li Sanmanghesi con chi s' abbia a fare alla lotta, e con chi al pugilato, e come; consiglieresti meglio tu, o vero il maestro di palestra?
Primo Cittadino:
Il maestro di palestra.
Onorevole:
E sai dire tu a quali ragioni riguardando consiglierebbe egli con quale si convenga fare alla lotta, con quale no? e quando? e come? Io vo' dire: s' ha a fare con quelli che è meglio? o no?
Primo Cittadino:
Sì.
Onorevole:
Quanto è meglio?
Primo Cittadino:
Tanto.
Onorevole:
Quando è meglio?
Primo Cittadino:
Allora.
Onorevole:
Altresì il cantante, a volte non dev' egli sonare la chitarra e muovere la persona secondo il canto?
Primo Cittadino:
Deve.
Onorevole:
E nol fa quando è meglio?
Primo Cittadino:
Sì.
Onorevole:
Quanto è meglio?
Primo Cittadino:
Dico di sì.
FINE DELLA PRIMA PARTE.
PER I LETTORI CHE LO TROVASSERO INTERESSANTE, CI SARANNO LE ALTRE PUNTATE.
GRAZIE.
Poesia per Bruno
Angelo Orlando Venerdì, 01 Marzo 2013 00:00Il poeta sommo Dante scrisse un libro ch’è divino;
or vi leggo in quest‘istante
pochi versi qui in giardino.
Quando sono un poco strano,
salgo in sella in bicicletta
col manubrio sempre in mano,
e da Bruno arrivo in fretta.
Sorridendo lui m’aspetta,
e da bravo infermiere
in un lampo mi rassetta,
mi fa presto rinvenire.
Mi prescrive una ricetta,
con un nettare di-vino,
‘na puntura tosto inietta,
s’è finito, va’ nel tino.
Dell’intero empolese,
proprio Bruno è il più cortese;
in un modo sì palese,
ve lo dice un calabrese.
Questa sera gli proietto,
concentrandomi, con stima,
tutto quanto il mio affetto,
lo delizio con la rima.
Cerco i versi, ed i più belli,
se la mente non s’offusca,
li rastrello p’el Nannelli,
il compagno di Marusca!
Son passati 50 anni,
proprio come un siluro;
il futuro senza affanni
sia più roseo e meno oscuro!
Buon Natale a tuttii lettori del sito
Angelo Orlando Giovedì, 20 Dicembre 2012 00:00A
uguri,
di un natale
molto buono:
tradotto in una lingua
che non sia confessionale,
una rinascita feconda e rinnovatrice,
che nasca davvero qualcosa di nuovo.
magari stavolta speriamo che sia femmina:
una Natàla
L
La Befana
Angelo Orlando Giovedì, 10 Gennaio 2013 00:00Son venuta da lontano
con il lume sempre in mano,
il vestito a trullallà,
la Befana eccola qua!
Finalmente al Chiarugi so’
arrivata senza indugi!
Con la scopa per cavallo,
son con voi, per fare un ballo.
Ma con tante primavere,
sono stanca, or voglio bere.
Con il nettare di-vino,
mi ripiglio un tantino,
e col suon dell’organetto
vi rallegro e mi diletto.
La Befana lascia i doni,
ai monelli ed ai più buoni;
al governo ch’è sprecone,
lascia cenere e carbone.
Saltellando come un pazzo,
la Befana balla a razzo;
allietando con sollazzo,
esce poi dal palazzo.
Attraverso il caminetto,
poi risale sopra il tetto.
Con un balzo, per magia,
con la scopa, vola via…..
Il Fedelissimo
Angelo Orlando Giovedì, 01 Gennaio 2004 00:00“Sciuri, sciuri, sciuri di tuttu l'annu, l'amuri ca mi dasti ti lu tornu…”
Questa era forse la canzone che, alle prime luci dell'alba, un contadino siciliano, a dorso del suo mulo, serenamente cantava, mentre si recava, a passo lento, verso la sua vicina campagna, per il lavoro quotidiano.
Gli scorrazzava intorno un bel cane che, con il suo muoversi e con il frequente abbaiare sembrava volesse fare da coro al padrone.
Ma quella mattina anche due carabinieri, di buon'ora, erano usciti in perlustrazione.
Il contadino, vedendoseli improvvisamente davanti, a tutto poteva pensare, tranne di essere fermato per un controllo e con una voce serena li salutò: “Baciamo le mani a Vussìa!”
La risposta del militare più anziano, anche lui siciliano, fu immediata: “Sa benerìca a Vussìa!” e con un tono apparentemente serio ma, nascondendo una certa ironia e certamente senza alcuna volontà di procedere, aggiunse: “Lei è in contravvenzione!”
L'uomo, udendo quelle parole, sgranando gli occhi e quasi incredulo, gli rispose: “Perché Vussìa mi vuole fare una multa, cosa ho fatto?”.
“Perché sta portando il cane in giro senza il guinzaglio e senza la museruola” fu la risposta secca del militare.
Il povero contadino si sentiva amareggiato e con preoccupazione replicava che il cane non era suo ed aiutandosi ripetutamente anche con alcuni movimenti delle mani, lo invitava ad allontanarsi.
Ma anche il cane non si rendeva conto di quello che stava accadendo e scrutava intorno con occhi attenti, spostandosi di qualche metro, fissando ancora lo sguardo verso il suo padrone, il quale tentava ancora ed in tutti i modi di far credere che non fosse suo.
I tentativi, palesemente comici, addirittura divertivano i militari che osservavano la scena senza nascondere qualche amena risata.
Approfittando, quindi, del fatto che il cane s'era fermato ad una certa distanza, convinto di aver dimostrato ai carabinieri la propria innocenza, il contadino incitò il mulo ad andare via, allontanandosi velocemente, dopo averli salutati, senza più voltarsi.
Il cane, infine, muovendo e arrotolando la coda, rivolse lo sguardo verso i due carabinieri e proseguì il cammino, al seguito del suo padrone, che in verità non cantava più, fermandosi ogni tanto e guardando ancora dietro, quasi a voler dire: “Ma guarda che razza di padrone ho!! E io che gli sono sempre fedele!”
‘U Maestru Caravia
Angelo Orlando Giovedì, 01 Gennaio 2004 00:00‘U maestru Caravia
a ra scola ne dicìa:
“Si vuliti studiare
ubb'aviti ‘e preoccupare,
mo' ve dugnu ‘na rizzetta
ch'èdi scritta ‘e manu sperta.
Vue ‘un me pariti fhissa,
già serviti puru ‘a missa.
Siti bravi quatrariaddhi,
chjrichiatti e santariaddhi.
Io ve mannu a Trupia,
de ‘na bona cumpagnia;
quannu ‘ncunu s'è spogliatu
s'èdi sempre sistematu.
‘A materia chjù ‘mportante
chi ‘mparati pue all'istante
èdi sempre ‘a religione;
e si ve vena ‘a vocazione,
ccu nna pocu d'attenzione,
arrivati a ra missione.”
Doppu tutta ‘sta rumanza,
ch'è ccuntata ccu crianza,
nue partimu ‘na matina
e ra sira già ‘a …vespertina.
‘E preghiare sie vote ‘u juarnu
e ri priaviti sempre ‘ntuarnu,
ccu sante misse e litanie,
patennuastrhi e Ave Mmarie.
Ohi cchi ranne emozione
a ru mumentu d'a vestizione!
‘Ncuaddu aviamu ‘na zimarra
e ra gente quantu parra!
Doppu anni ed'affanni
nue ne ricoglimu i panni.
E' calatu ‘u sipariu,
te salutu simminariu,
e tornamu a ru pagliaru…
‘un simu fhatti ppe' l'ataru!
A Te
Angelo Orlando Giovedì, 01 Gennaio 2004 00:00A te
io penso
quando splende il sole
e par che sogno sempre.
Nell'ora del crepuscolo
volgo lo sguardo
verso l'infinito
ed è il declino.