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Angelo Mendicino

Angelo Mendicino

DIALOGO FRA UN PRIMO CITTADINO E UN' ONOREVOLE (prima parte)

Domenica, 01 Luglio 2007 00:00

Parla l' Onorevole:  
O figliuolo  di  San Mango,  credo che ti maravigli ch' io primo tuo amatore,  gli altri ritraendosi,  io solo
non  mi  ritragga; e che allora  quando t' affollavan gli altri co'  loro ragionamenti,  io, è  tanti  anni, non  t' abbia mai detto nulla.
Questo fu, non per alcuna umana cagione, ma sì per un cotal divieto del Demone;  la possanza del qual udirai e saprai tu dopo.
Dacchè  ei  non me ne fa più divieto ora, io mi sono accostato a te: e spero ch' è non me ne vorrà fare divieto nè anche poi.
Ma t' ho avuto l' occhio quasi tutto questo tempo, e bene io ho notato come ti contenevi co' tuoi amatori: che, non fu nessuno di
quelli, ed eran pure molti e così orgogliosi, che, umiliato dal tuo orgoglio, non fuggisse da te.  E  te lo vo'  dire perchè li hai in
dispetto.
Tu  credi non abbisognar di niuno uomo al mondo, in nulla; perchè cose grandi hai tu, a principiar dal corpo, fino all' anima.
La prima cosa ti pensi d' essere un gran bel giovine, bello assai; non pensi falso, è si vede a occhio; e poi di fiorente casa, qui 
nella città tua, la più ragguardevole delle  città  Calabresi; e per padre aver qui moltissimi amici e congiunti, assai nobili, i quali
sè ad ogni tuo servigio offerirebbero, se tu avessi bisogno;  e, nè meno nè da meno, quelli per madre.
Ti  vo'  dir più là, che se' un de' ricchi; ma tu, mi pare, non imbaldanzisci per cotesto.  Ecco  perchè, rizzando tu il collo,  su i
tuoi amatori hai  tiranneggiato;  e, perchè da meno, si son lasciati tiranneggiare quelli: lo sai tu!  E  però intendo come ti abbi a
meravigliare e abbi a dire entro te medesimo:" Che s'è messo  in capo quest' uomo, che non è ancor stanco di volermi bene?
che spera? chè, gli altri fuggendo, egli se ne sta lì? ".
Parla il Primo Cittadino: 
Sai,  o  Onorevole? d' un poco mi se'  tu venuto avanti.  Ch' io avea in mente d' accostarmi prima io  a  te,  per cotesto,  per
domandarti che vuoi, che speri, chè non mi lasci avere riposo e, dove che io sia, ci se' anche tu? Oh il fatto tuo mi fa specie,
e,  se me ne chiarissi,  io ti udirei assai volentieri.
Onorevole: 
Ci credo che mi udirai volentieri, se tu desideri conoscere la mia intenzione, come dici;  e io ti parlerò come a un che ha voglia
di stare a udire.
Primo Cittadino: 
Sì, desidero; ma di'  tu.
Onorevole: 
Ma bada ch' è non sarebbe da farne caso,  se, come stentai a principiare, così stentassi io a finire  anche.
Primo Cittadino: 
O  buono uomo, parla pure,  che  t' ascolterò  io.
Onorevole: 
E'  sarebbe ora.  Malagevol cosa certo è  a un che ama, stare a ragionar  con giovine che degli amatori se ne ride; nondimeno bisogna che io mi faccia animo e ti palesi quello che ho dentro.  Odi, Primo Cittadino:  se  ti vedeva io dilettare  in quelle cose  mentovate dianzi,  e avere opinione che in quelle convenisse consumare la vita, da un pezzo m' era già bello e disamorato di te, ne son persuaso io.  Ma ben alrtri disegni hai nella mente, e te lo mostro;  e conoscerai da questo se ti ho mai levato occhi  d' addosso.  Io  credo che  se  ti  dicesse un Iddio : Vuoi, o  PrinoCittadino,  così vivere, con quel che tu hai ora, o, se non ti fosse  lasciato  avere maggiori  cose,  morire  subitamente?  "Morire ",  io credo  risponderesti  tu.  E in quali  speranze  tu  viva, io  tel  dirò.  Tu  fai  ragione  che non sì tosto ti sarai appresentato al popolo Sanmanghese; sarà di qua a pochi dì; gli mostrerai che  tu sei degno di onore come nè alcun altro  mai al mondo;  e dopo questo avere tu ad acquistare grandissima possenza nella  città ; e se tu sei qui molto possente,  poi sarai anco possente fra gli altri  Sanmanghesi  e, non che fra  i Sanmanghesi,  fra tutti quanti i barbari che nel nostro  circondario abitano.  E se ti dicesse novamente quell' Iddio medesimo, che tu dèi rimanerti  a signoreggiare  sola San Mango, ma che non ti sarà lasciato passare  in altro loco per soggettare altresì le cose di là a tua  signoria, credo che non vorresti tu vivere nè anche a cotesta condizione, se del tuo nome tu non riempirai e della tua possanza, per dir così, tutto il circondario;  e io credo che tu creda che, dal Cittadino più famoso in fuori, non fu mai alcuno degno  di nominanza.  Tu hai  queste speranze, e lo so bene; non è congettura la mia.
Dirai: Tu parli vero; ma che ha a far cotesto con quel che voleva domandare io,  perchè non  ti discosti da me?
E  te lo  dirò,  caro figliuolo  di  San Mango:  perchè  impossibil cosa è senza me che tu rechi a effetto tutti questi pensamenti; tanta  possanza credo io avere su le cose tue e su  te.  E  però  è  tanto  che  l' Iddio non mi lasciava conversar  teco;  ma  io  a star lì ad aspettare;  imperocchè,  come tu sovra alla  città,  io su te  spero  potere molto  se  ti mostrerò che  son  persona  io degna  che  tu  ne  facci  grande  estimazione,  perchè  né  tutore  né congiunto  né  alcun  altro  ti  può  dare  la  possanza  che tu  desideri,  salvo  me;  con l' aiuto di  Dio,  si  sa  bene.  Or  insino  a  che  eri  assai  giovine e  il  petto  non  avevi  per  anco pieno  di  cotanta  speranza,  io  credo  non  mi  lasciasse  l' Iddio  ragionar  teco,  perchè  era  fiato  gittato;  ora  sì,  ché  mi  starai  bene  a  udire  tu  ora.
Primo  Cittadino: 
Molto  più  mi  pari  più  strano,  o  Onorevole,  or  che  hai  principiato  a  parlare,  che  non  quando  mi  tenevi  dietro  in  silenzio;  ed  eri  assai  strano  anche  allora.   Ebbene,  se  meco  rivolga  io  tali  pensieri  o  no,  l' hai  conosciuto,  si  vede; e  a  dire  di  no,  non  mi  giova  niente,  che  non  ti  persuaderei  già  io.  E  sia:  ma  vuol  dire  tu  come  io  quelli  potrei recare  ad  effetto,  con  te;  senza  te,  no?.
Onorevole: 
Che?  mi  domandi  se  ti  voglia  fare  un  dì  quei  discorsi  lunghi  che  tu  sei  solito  stare  a  udire?  Non  è  mia  usanza; ma  ch' ella  è  così,  penso  che  sarei  buono  di  mostrartelo,  sì  veramente  che  mi  volessi  tu  fare  un  piccol  servigio.
Primo  Cittadino: 
Voglio;  s' è  non  è  grave.
Onorevole: 
Che?  ti  par  grave  rispondere  a  quel  che  domando?.
Primo  Cittadino: 
Grave  no.
Onorevole: 
E  rispondimi.
Primo  Cittadino: 
Domanda.
Onorevole: 
Domanderò  come  se  pensassi  davvero  tu  a quel  che  dico  io' ?
Primo  Cittadino: 
E  sia,  se  così  ti  piace;  tanto  è  il desiderio,  che io  ho,  di  conoscere,  quel  che  tu  voglia  dire.
Onorevole: 
Via:  tu  fai  disegno,  cred' io,  di  qua  a  poco  appresentarsi  ai  Sanmanghesi  per  dar  consigli.  Or  se  in  quel  che  tu   sei  per  montare  in  su  la  bigoncia  ti  tirassi  io  per  i  panni  e  ti  dicessi:  " O  Primo Cittadino,  in  che  li  Sanmanghesi voglion  consigli,  che  or  tu,  per  darli,  mi  monti  in  su  la  bigoncia?  non  in  quelle  cose  tu  conosci  meglio  di  loro? " Come  risponderesti  tu?.
Primo  Cittadino: 
Risponderei:  In  quel  che  io  conosco  meglio  di  loro.
Onorevole: 
Chè,  in  quel  che  conosci,  buono  consigliero  sei  tu.
Primo  Cittadino: 
Come  no?.
Onorevole: 
E  non  conosci  tu  sole  quelle   cose  che  appresso  hai  da  altri,  o  trovato  da  te  medesimo?.
Primo  Cittadino: 
Quali,  se  non  quelle?
Onorevole: 
Or  c' è  modo  che  abbi  tu  appreso  mai  qualcosa  o  trovatala,  se  non  volevi  apprendere,  nè  cercare   da  te'?
Primo  Cittadino: 
Non  c' è.
Onorevole: 
Che?  e  volevi  cercare  tu  o  apprendere,  quello  che  già  credevi  sapere?
Primo  Cittadino: 
Eh  no!
Onorevole: 
Or,  quello  che  sai  al  presente,  ci  fu  quando  credevi  che  tu  non  lo  sapessi?
Primo  Cittadino: 
Di  necessità.
Onorevole: 
Ma  te  lo  dico  su  per  giù  io  quel  che  hai  appreso;  e  se  mi  sfugge  cosa,  di'  tu.  Hai  appreso  le  lettere,  quanto mi  rammento  io,  e  a  sonare  il  violino,  e  i  giuochi  della  palestra;  il  flauto  no,  ché  non  ne  hai  tu  voluto  sapere  mai'.  Ecco  tutto  quel  che  sai  tu;  se  pur  non  mi  hai  appreso  alcun' altra  cosa  di  nascosto:  ma  io  penso  che  né di  notte  né  di  giorno  tu  non  sii  uscito  di  qui  mai,  da  San Mango.
Primo  Cittadino: 
Sì,  io  non  ho  usato  ad  altre  scuole  che  a  queste.
Onorevole: 
E  però,  quando  facessero  consiglio  i  Sanmanghesi  come  scriver  per  diritto  modo  le  lettere,  forse  di  leveresti  su allora,  per  consigliarli?
Primo  Cittadino: 
Io  no,  per  Giove.
Onorevole: 
Sì  quando  sui  modi  di  toccar  la  lira?
Primo  Cittadino: 
Né  anche  per  sogno.
Onorevole: 
Né  son  poi  soliti  nelle  loro  adunanze  far  consiglio  né  anche  sù  l' esercitazione  della  palestra.
Primo  Cittadino: 
No,  certo.
Onorevole: 
E  su  quale  cosa  avranno  da  fare  consiglio  essi,  perchè  tu  apra  bocca?  su  la  fabbrica  delle  case,  no.
Primo  Cittadino: 
No.
Onorevole: 
Chè,  su  questo,  un  architetto  consiglierà  meglio  di  te.
Primo  Cittadino: 
Sì.
Onorevole: 
Né  quando  ei  faccian  consiglio  su  la  divinatoria ?
Primo  Cittadino: 
No.
Onorevole: 
Ché  un  divinatore  consiglierà  meglio  di  te.
Primo  Cittadino: 
Sì.
Onorevole: 
Piccolo  sia  egli  o  grande,  bello  o  brutto,  e  nobile  o  ignobile.
Primo  Cittadino: 
Come no?
Onorevole: 
Ché,  in  ogni  cosa,  il  dar  consiglio  spetta  a  colui  che  è  savio,  non  a  colui  che  è  ricco;  così  penso.
Primo  Cittadino: 
Come  no?
Onorevole: 
E  povero  sia  il  consigliero  o  ricco,  niente  fa  ai  Sanmanghesi,  quando  ei  prendano  consiglio  sul  come  serbare sana  la  cittadina;  sì  bene  cercano  che  sia  medico  egli.
Primo  Cittadino: 
E  sta  bene.
Onorevole: 
Quale  cosa  hanno  a  esaminare  dunque  li  Sanmanghesi  perchè  tu  a  ragione  ti  levi  su  a  dar  tuoi  consigli?
Primo  Cittadino: 
Le  loro  faccende.
Onorevole: 
Intendi  la  fabbrica  delle  navi?  come  s' ha  a  fabbricarle?
Primo  Cittadino: 
No  io.
Onorevole: 
Perchè  tu  non  ne  sai  fabbricare  navi,  tu?  per  cotesto,  penso  io;  o  per  che  altro?
Primo  Cittadino: 
No,  per  cotesto.
Onorevole: 
E  su  quali  loro  faccende  avranno  dunque  essi  a  fare  consiglio,  secondo  te?
Primo  Cittadino: 
Su  la  guerra,  Onorevole,  o  su  la  pace,  o  su  altra  cosa  della  Comunità.
Onorevole: 
Dì  tu  forse  quando  han  consiglio  con  chi  sia  a  fare  pace,  e  con  chi  guerra,  e  come?
Primo  Cittadino: 
Sì.
Onorevole: 
E  non  converrà  a  farla  con  chi  è  meglio?
Primo  Cittadino: 
Sì.
Onorevole: 
E  quando  è  meglio?
Primo  Cittadino: 
Sì,  allora.
Onorevole: 
E  quanto  è  meglio?
Primo  Cittadino: 
Sì,  tanto.
Onorevole: 
Ora  se  consiglio  avesser  li  Sanmanghesi  con  chi  s' abbia  a  fare  alla  lotta,  e  con  chi  al  pugilato,  e  come; consiglieresti  meglio  tu,  o  vero  il  maestro  di  palestra?
Primo  Cittadino: 
Il  maestro  di  palestra.
Onorevole: 
E  sai  dire  tu  a  quali  ragioni  riguardando  consiglierebbe  egli  con  quale  si  convenga  fare  alla  lotta,  con  quale  no? e  quando?  e  come?  Io  vo'  dire:  s' ha  a  fare  con  quelli  che  è  meglio?  o  no?
Primo  Cittadino: 
Sì.
Onorevole: 
Quanto  è  meglio?
Primo  Cittadino: 
Tanto.
Onorevole: 
Quando  è  meglio?
Primo  Cittadino: 
Allora.
Onorevole: 
Altresì  il  cantante,  a  volte  non  dev' egli  sonare  la  chitarra  e  muovere  la  persona  secondo  il  canto?
Primo  Cittadino: 
Deve.
Onorevole: 
E  nol  fa  quando  è  meglio?
Primo  Cittadino: 
Sì.
Onorevole: 
Quanto  è  meglio?
Primo  Cittadino: 
Dico  di  sì.

FINE  DELLA  PRIMA  PARTE. 
PER  I  LETTORI  CHE  LO  TROVASSERO  INTERESSANTE,  CI  SARANNO  LE  ALTRE  PUNTATE. 
GRAZIE.