Lettera aperta a Maruzzu
Angelo OrlandoRicordando Maruzzu
Il 2 ottobre 2013 sono ritornato a San Mango. Ma tu non c’eri più! Il cielo ti aveva convocato da qualche giorno; una profonda tristezza inondò il mio cuore ed un nodo mi serrò la gola.
Ci siamo resi conto che hai lasciato un vuoto incolmabile dentro il cuore di tutti noi sanmanghesi e delle persone del circondario che ti conoscevano e ti volevano bene, in modo particolare nel cuore degli emigrati che, quando ritornavano al paese natio, tu eri solito avvicinare con un sorriso raggiante e con quelle tue espressioni naturali che riempivano l’animo di chi ti stava vicino di gioia e di amore. E quando ricevevi una carezza ti sentivi l’uomo più felice del mondo! La tua allegria si trasformava in orgoglio, quasi una esaltazione.
Per circa mezzo secolo nella vita quotidiana sanmanghese sei stato un personaggio unico, affascinante e fantasmagorico.
Quando passavi per il tabacchino di Peppinochiedevi sempre: Quannu vena Ancilu, quannu vena! E se sapevi che dovevo arrivare ti facevi vedere più spesso e dicevi veloce: - E’ venutu Ancilu, duv’è Ancilu! Ogni volta che mi vedevi dicevi come sta Valentina e Vincenzo come sta? E poi mi domandavi cosa ti avevo portato. A te piacevano molto le pizze de Giuanni, il pallone e le magliette, quelle particolari, e quando te ne veniva regalata qualcuna o ti si offriva qualcos’altro, vederti contento e sorridere era una cosa bellissima chescaldava il cuore di ognuno di noi.
Negli ultimi giorni mi avevi chiesto un pallone. Non ho fatto in tempo a portartelo. Perdonami!
Ma lassù, dove ti trovi adesso, sono certo che, circondato da tanti palloni, stai già giocando con la Nazionale del Corpo Celeste con la maglietta numero 1 e gli angeli giocheranno con te, facendoti molti tiri in porta, e tu li parerai tutti, ridendo per la contentezza e gridando, come sempre facevi IIIIIUUUUU!!! IIIIIUUUUU!!! E gli amici della Curva Sud e della Piazza, ascoltando il tuo grido che per magia echeggia sulla terra, continueranno come sempre a rincuorarti a squarciagola, dicendo Forza Maruzzu!!! Bravu Maruzzu!!!
Un giorno anche noi verremo in cielo e ci incontreremo di nuovo e sentiremo ancora quel grido particolare ed indimenticabile che usciva spontaneamente dalla tua bocca, rimbombando per tutto il paese, dando allegria a tutte le persone che lo ascoltavano: IIIIIUUUUU!!!
Ti ricordi quel giorno di un meriggio di calura estiva del mese di luglio, quando un paio di anni addietro, abbiamo deciso di fare assieme una camminata a piedi per una visita improvvisata all’amico Micu Ciccu che abitava in contrada Cannedda di Nocera Terinese?
Mentre percorrevamo una strada ripida in salita, improvvisamente ‘nu curzune davanti a noi attraversava la strada ed andava a nascondersi velocemente in un miscuglio di rovi e sterpaglie. La paura fu subitanea. Il sole bruciava ed il sudore scendeva copioso. Tu, preso dal panico, volevi ritornare indietro e sei rimasto fermo sui tuoi passi. Io cercavo invece di persuaderti a ripartire dicendoti che se il serpente fosse ritornato ci saremmo potuti difendere, tu ccu’ ‘nu mazacane ed io ccu’ ‘nu vette, che nel frattempo ci eravamo procurati. Armati anche di coraggio, e non solo, siamo ripartiti, ridendo e scherzando.
Finalmente dopo un breve tratto di strada abbiamo raggiunto la casa dell’amico Micu Ciccu che, vedendoci arrivare improvvisamente, sorpreso e allo stesso tempo col sorriso sulle labbra, ci ha fatto entrare, rifocillandoci con alcune sue prelibatezze accompagnate da un buon bicchiere di vino locale.
Una volta rifocillati dopo quella lunga e faticosa camminata, prima che facesse sera, ci
avviammo verso casa, imboccando un’altra strada, non quella che ci portava in contrada Salice, da dove eravamo venuti, bensì quella che ci conduceva al vecchio campo sportivo di San Mango, ed ascoltavamo ancora il grido stridulo delle cicale ed i cri-cri dei grilli canterini che iniziavano già a farsi sentire.
In cielo carissimo Maruzzu, sarai sempre felice.
Da noi invece….. la vita non è tutta rose e fiori!!!
Ricordandoti con affetto
Angelo Orlando
01/07/2004
Leggendo le liriche di Angelo non possiamo fare a meno di richiamare alla memoria Quinto Orazio Flacco, a cui per certi aspetti si avvicina; prima di tutto nell'esaltazione dell'inebriante bevanda dono di Dioniso e nell'attribuzione ad essa di doti terapeutiche: “Nunc vino pellite curas” invita Orazio; “… secuta ogne affannu … Sculatillu ‘nu parmu ‘e vinu/ è medicina ppe ru stentinu” dice Angelo. Ma altri elementi li accomunano: la capacità di raffigurare i personaggi popolari e gli amici con garbato e fine umorismo e di rappresentare scene di vita vissuta, siano esse malinconiche, siano esse divertenti, sempre con vivacità e sottile ironia.Ma Orlando non è solo questo. Fortemente presente è l’amore e la nostalgia per il suo paese, ma soprattutto per il tempo della giovinezza e della vita familiare qui vissute. E’ tanto atteso il momento del ritorno, ma quasi è delusione per ciò che trova, anzi, per ciò che non trova perché non c’è più o perché è cambiato: la sua casa c’è ancora, ma non più i suoi genitori e non più il fuoco scoppiettante nel camino (simbolo di vita) e, dice Angelo ”… l’allegrizza mia diventa amara.”
Prof.ssa Mery Torchia
Ultimi da Angelo Orlando
Lascia un commento
Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.