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San Mango in bilico tra declino e progresso

24 Giugno 2007

La settimana scorsa l’assessore alla cultura del Comune di San Mango d’Aquino ha tenuto una conferenza stampa per illustrare il programma da realizzare nei prossimi anni.

Si è trattato di un evento importante, innovativo. E’ la prima volta, infatti, che un esponente della Giunta Municipale convoca cittadini, consiglieri comunali, rappresentanti di associazioni e stampa per comunicare le tappe del suo assessorato, ma pure per chiedere collaborazione e suscitare osservazioni.

 

L’evento merita alcune riflessioni, che – fra l’altro – sono state già espresse in quella sede: pensieri condivisi da larghi settori dell’opinione pubblica che non hanno trovato, però, il giusto posto nella considerazione della classe dirigente. E’ la testimonianza sammanghese di quanto si stia allargando la distanza tra il ceto che governa ed i cittadini governati?

Le riflessioni alle quali mi riferisco sono le seguenti:

• Un programma culturale ricco di iniziative finisce per diventare un programma di ampia portata ed il suo successo dipende dal coinvolgimento dell’intera società sammanghese.

• Lo stesso assessore Chieffallo ha detto che “le forze sociali, economiche e politiche non possono attendere le consultazioni elettorali per manifestare quanto di sano hanno dentro”.

• Il coinvolgimento dell’intera società sammanghese, però, è possibile solo dopo alcuni fondamentali passaggi.

• Il primo di questi passaggi riguarda la maggioranza che amministra il Comune. Essa deve dare segnali di coesione e di condivisione dei progetti, e non segnali di divisione e di frammentazione progettuale.

• Il secondo passaggio riguarda l’opposizione presente in Consiglio, la quale deve abbandonare la pratica dello scontro politico fine a se stesso e deve capire che un’operazione di valorizzazione e di rilancio culturale può rappresentare un’occasione per cominciare a lavorare nell’interesse del paese, visto che ormai siamo tutti convinti che San Mango ha bisogno di riannodare i fili di una società sfilacciata e disgregata, per riscoprire il senso civico e dare un’identità collettiva a questo paese.

• Terzo e ultimo passaggio è che tutto il Consiglio comunale, come supremo organo elettivo, deve trovare il modo per uscire dall’aula nella quale si riunisce per cominciare a parlare alla gente, ai cittadini che lo hanno eletto. Fare il consigliere comunale non è un gioco; il ruolo impone un’assunzione di responsabilità che tocca sia la sfera individuale che collettiva.

Se si verificano questi tre passaggi, se la “politica” riscopre la sua vera missione e torna ad interessarsi del futuro del paese, allora un progetto di ampio respiro può essere messo in campo, ed è assicurata la partecipazione e l’impegno non solo delle forze alle quali ha fatto riferimento l’assessore Chieffallo, ma della scuola, delle associazioni, delle categorie produttive e dei volenterosi che hanno a cuore le sorti del luogo dove sono nati e dove hanno deciso di trascorrere la loro vita.

Se, invece, tutto questo non avviene, se la maggioranza è divisa e non amministra con la dovuta collegialità, se la minoranza non fornisce idee e progetti ma rincorre una politica che sfiora il personalismo o il qualunquismo, e se il Consiglio comunale non è percepito come l’istituzione che rappresenta tutti i cittadini, allora il paese continuerà a vivere una fase di declino.

Declino che ormai non è solo spopolamento (più di 500 abitanti in meno rispetto al censimento del 1961), ma anche morale e civile.

Unica nota positiva sembra venire dal tessuto economico-produttivo. Ma questo non dipende certo dalla politica (che spesso frena o condiziona l’attività delle imprese), ma dalla tenacia e dallo spirito di pochi imprenditori locali, i quali sono rimasti soli - come categoria sociale - a resistere ad una tendenza negativa che, se diventa generale, rischia di travolgere l’intera collettività sammanghese.

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