CALABRIA, CALABRESI E SVILUPPO
A. OrlandoL’atteggiamento dei cittadini e dei politici calabresi rispetto alle fonti individuate dal governo Berlusconi per finanziare i recenti provvedimenti fiscali sarà il banco di prova di come la regione affronterà la sfida del federalismo ormai alle porte.
Prima di entrare nel merito della questione, però, è giusto ricordare che il governo Prodi è già intervenuto sull’ICI, introducendo una serie di detrazioni in base alle quali circa il 40% dei proprietari non paga l’imposta sulla prima casa e tenendo a carico del bilancio dello Stato la minore imposta, senza ripercussioni negative sulle risorse dei Comuni. L’oblio e la dimenticanza, in questi ultimi anni, condiziona pesantemente l’agire politico dei cittadini; ecco perché è doverosa questa precisazione.
Detto questo, leggiamo che per coprire il pacchetto fiscale che cancella la restante quota ICI sulla prima casa e stabilisce detassazioni sugli straordinari, il governo Berlusconi sottrae risorse per 1,3 miliardi destinati alla realizzazione di opere infrastrutturali e interventi di tutela dell’ambiente e difesa del suolo in Calabria e Sicilia.
Tagli alla spesa sono inoltre previsti per le risorse a favore delle produzioni agricole danneggiate da organismi nocivi (50 mln), e per i fondi destinati alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica per una migliore qualità dell’aria (150 mln per gli anni 2008-2010) e all’inclusione sociale degli immigrati (50 mln); e poi altro ancora.
La protesta affidata a comunicati stampa, l’indignazione di deputati, senatori ed amministratori locali, le richieste di incontro della deputazione calabrese a livello governativo non bastano, se nei cittadini non cresce la consapevolezza che la Calabria sta arrivando al bivio, e che le risorse, una volta stanziate, devono essere utilizzate.
Qualche giorno addietro sui quotidiani abbiamo letto due notizie: la consulenza tecnica disposta da un Collegio arbitrale ha dichiarato non tecnicamente eseguibile il progetto della diga sul fiume Melito; la giunta regionale, dopo circa un ventennio, ha sbloccato i lavori per il completamento della strada del Medio Savuto.
Dunque, il rilancio infrastrutturale della nostra regione non dipende solo da questo “scippo”; il problema è più ampio e coinvolge l’intera classe dirigente calabrese (sia politica che burocratica), responsabile di ritardi, omissioni, incompetenze che sono stati e sono all’origine dell’arretratezza; poi vengono le responsabilità di altre forze sociali (imprenditori, sindacati) e, non ultimo, dei cittadini, i quali, fino ad oggi, hanno accettato gli eventi come fatale prodotto del destino, essendo capaci di esprimere solo atti di ribellismo, e non un sano atteggiamento di vigilanza critica, di senso civico, di proposte e di progettualità.
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