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Questa non è politica
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Questa non è politica

25 Gennaio 2008

Chi ha seguito i miei interventi su questa rubrica, sa che sono stato critico con il Governo di centrosinistra. Ora che il Dicastero di Prodi è caduto, nascono spontanee alcune considerazioni.

Primo: il Governo è caduto nelle aule parlamentari per volontà di Romano Prodi, il quale, con coraggio e determinazione, ha trasferito la crisi dai corridoi del Palazzo e dai salotti televisivi al Senato della Repubblica. “Voglio guardare in faccia i parlamentari che sono stati eletti nella coalizione di maggioranza e che ora passano all’opposizione”, aveva detto poche ore prima della sfiducia, aggiungendo: “Chi ha stracciato il patto sottoscritto con gli elettori se ne assuma la responsabilità in Parlamento”.

 

E’ emerso così che Dini e Mastella – e prima di loro De Gregorio – dopo aver partecipato ad una coalizione che ha vinto le elezioni, seppure di misura, dopo aver firmato il programma e dopo aver chiesto ed ottenuto i voti del centrosinistra, sono ora passati all’opposizione del governo.

Chi tradisce una volta tradisce sempre. Dini e Mastella non sono stati, forse, entrambi ministri di Berlusconi, prima di passare con Prodi? Si può anche tornare sui propri passi e non essere più d’accordo con il programma sottoscritto. Ma allora la coerenza impone le dimissioni. Perché questi signori non lasciano il posto a chi viene dopo di loro? Invece eccoli là, a continuare a fare politica grazie solo ad un pacchetto di voti “rubati”.

Altra considerazione, o meglio, una domanda: questo Governo è stato veramente una tragedia per l’Italia?

Con Prodi il Governo ha risanato i conti dello Stato; ha riformato il welfare abolendo il famoso scalone che nel giro di una notte aveva portato da 35 a 40 anni gli anni necessari per la pensione; ha riportato successi a livello internazionale (missione nel Libano, moratoria pena di morte all’ONU…); ha attaccato l’evasione fiscale ed ha generato un “tesoretto” che ora può essere distribuito alle famiglie; ha favorito le imprese riducendo di cinque punti il cuneo fiscale e agevolando le piccole e medie aziende.

E’ bene ricordare che per effetto del debito pubblico lo Stato paga 70 miliardi di euro di interessi all’anno. E questo anche per effetto della disastrosa politica economica di Berlusconi. Infatti, tra l’ultimo anno pieno del precedente governo di centrosinistra (2000) ed il primo anno pieno del governo di centrodestra (2002) la spesa primaria è aumentata di due punti, dal 39,9% al 41,9%; e negli anni successivi (2003, 2004, 2005) la spesa primaria è aumentata ulteriormente di altri due punti (43,9%), fermandosi solo nel 2007, primo anno pieno del governo Prodi.
Questa non è propaganda, sono fatti. Anzi, sono numeri!

Ultima considerazione: la nascita del partito Democratico ha contribuito ad indebolire la coalizione di centrosinistra.

L’occasione migliore per far nascere un nuovo, grande partito è quando le forze che lo compongono sono all’opposizione, e non al governo. A chi va attribuita questa responsabilità? I Ds hanno spesso frenato, è vero. Ma è stata la Margherita di Rutelli e Marini a ritardare il progetto. L’Ulivo era già pronto nelle elezioni europee del 2004, con Berlusconi al Governo, ed aveva superato il 30% dei voti. Perchè alle regionali del 2005 Ds e Margherita hanno presentato liste separate in diverse regioni? E perché nel 2006 il PD è nato senza i socialisti di Boselli ed i repubblicani della Sbarbati, che pure erano nell’Ulivo nel 2004? Rutelli, a questo proposito, avrebbe molto da dire!

Ricordare il passato è necessario per capire meglio il presente.

Altre domande: perché Mastella ha aperto la crisi di governo nel momento in cui la Magistratura indagava la moglie e molti altri esponenti del suo partito? Perché proprio ora che era vicino un accordo per una nuova legge elettorale, pena il referendum e, quindi, la scomparsa dei partiti minori?

Questi non sono uomini di Stato. Sono personaggi che portano avanti interessi personali o di gruppo, a scapito degli interessi nazionali. E non sono i soli. Allora, lettori di questa rubrica, chi ha bruciato, ancora una volta, i sogni e le speranze dei giovani e dei nostri figli?

La voglia di non interessarsi di politica cresce. Ma John F. Kennedy, poco prima di morire assassinato a Dallas, ha detto: “Se tu non ti interessi di politica, è la politica che si interessa di te”.

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