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Riflessioni sul Referendum

27 Giugno 2006

Dall'inizio del 2006 ha perso le elezioni politiche di aprile, le amministrative di maggio ed il referendum di giugno; però l'uomo non è abituato a perdere, ed eccolo allora esorcizzare l'ultima sconfitta con una battuta: Tanto Prodi così non dura.

 

Sente, quest'uomo, che per lui si avvicina il cambio generazionale e che probabilmente non sarà più candidato premier per la Casa delle Libertà, e dietro la battuta egli cerca di nascondere un'assenza di strategia che ha finito per contaminare anche il suo partito, Forza Italia, dentro il quale si avverte ogni giorno di più un pesante disorientamento.

Il leghista Alessandrini si lamenta degli emiliani ( quelli che votano come i calabresi ), il giornale Padania torna a parlare di Lombardo-Veneto e Francesco Speroni dice: “Gli italiani fanno schifo e l'Italia fa schivo. Perché non vuole essere moderna e hanno vinto quelli che vogliono vivere alle spalle degli altri”.

Fini confessa: “E' inutile prendersela con gli elettori o con chi non è andato a votare, ci dobbiamo interrogare sulla nostra capacità di mobilitazione”. Ma le posizioni di AN sembrano ancora una volta sfumate, appiattite, senza alcun lascito culturale (come è avvenuto alla Rai).

Il partito dell'UDC si è letteralmente spaccato a metà tra i si ed i no. Follini, che da tempo chiede una fase nuova nel Polo, dice che il risultato garantirà a Prodi una navigazione meno difficile, e Massimo Franco, nell'editoriale del Corriere della sera, avverte che la vittoria del “no” non è la negazione del cambiamento, e sentirsi appagati per aver vinto elezioni e referendum sarebbe la cosa peggiore: l'Unione, in sostanza, non deve esprimere soltanto un governo di reazione alla stagione berlusconiana.

Il Servizio di informazione religiosa dei Vescovi esprime soddisfazione perché “restiamo in una democrazia parlamentare” ed invita governo e opposizione a “dedicarsi ai problemi del Paese, dal lavoro alla politica internazionale, dalla giustizia sociale al risanamento dei conti”.

Sono queste le sfide del futuro. Non sono sfide facili, come abbiamo cercato di dimostrare con il nostro precedente intervento. E sulla riforma della Carta qualcuno, nella maggioranza, già dice che la Costituzione non si tocca.

Prodi ha detto che a vincere il referendum è stato il popolo delle primarie, non i partiti, e si è assunto personalmente l'impegno “nell'attuare cambiamenti significativi della Costituzione”. Ma egli esercita un reale potere di rappresentanza dell'Unione, oppure è prigioniero proprio dei partiti?

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Mi  congratulo;  anche  se  con  molto  ritardo,   per  la  rinnovata  e  bella  impaginazione  del  sito.  Bravi!!